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SINISTRA: Libia e Italia non sono porti sicuri

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Sentinelesi-1.jpgI politici della sinistra italiana, sempre in premurosa attenzione alle sorti dei naufraghi, hanno sottolineato, con esultanza, che lo scontro armato in atto tra le due fazioni libiche, dimostra come la Libia non sia un porto sicuro dove ricondurli  una volta salvati da quelle acque dove si sono, pure pagando, volontariamente ed imprudentemente, avventurati su gommoni sgonfi.

Non solo, ma, abbandonato alla deriva il loro precedente stratega (cascherino di pizzicagnolo), ed affidandosi al nuovo e più acculturato segretario (ha frequentato le scuole fino alla quarta media), hanno voluto precisare che anche i porti italiani non sono più da considerarsi sicuri.

I motivi sono stati puntualmente elencati.

In primis l'analogia con la Libia sullo scontro tra fazioni: non c'è giorno, infatti, hanno fatto notare, in cui i giornali della nazione non evidenzino la cruda e feroce differenza di vedute politiche ed operative tra premier, primo vicepremier e secondo vicepremier.

La seconda analogia, hanno osservato, riguarda le già dimostrate inumane condizioni inflitte ai potenziali naufraghi dai trafficanti in Libia: essi subiscono, una volta sbarcati in Italia, un ancor più crudele affidamento ai caporali della 'Ndrangheta, che li obbliga, se uomini, alla raccolta di pommidoretti, e, se donne, a spazzolare sui  marciapiedi alla ricerca di libidinosi clienti.

Puntigliosamente hanno anche messo in evidenza la presenza di un regime fascista, nazista, e razzista, chiaramente espresso da un Ministro dedito alle peggiori nefandezze in tal senso: sequestro di persone, sgombero di tranquilli campi Rom, incitamento ad ostacolare (anche difendendosi!) l'abituale redistribuzione di beni meritoriamente portata avanti da ladri e rapinatori. Per non parlare dell'anticostituzionale aiuto di reddito ai poveri, lasciando ingiustamente emarginati i ricchi.

E che dire, hanno lamentato con un grido di dolore, delle torture inflitte agli infelici musulmani che, nei centri accoglienza ecclesiastici, vengono obbligati a seguire interminabili e strazianti messe cantate in latino?

Ultimo, ma non ultimo, hanno denunciato alla comunità internazionale socialista, il problema degli omosessuali, i quali, normalmente, nei loro paesi d'origine, vengono scaraventati giù dal decimo piano a sfracellarsi sull'asfalto, mentre, in questa nazione, sorda alle altrui sacrosante tradizioni culturali, essi sono costretti a veder lasciati liberi di fare quello che gli pare e piace.

Questa nuova presa di posizione di una parte politica fino ad oggi amica e solidale, ha provocato la vibrata protesta di tutta la filiera di sfruttamento: chi sosterrà più la già stentata crescita del Pil? Hanno chiesto, conti alla mano, ricordando che: droga, prostituzione, lavoro nero in regime di schiavitù, truffaldine scommesse clandestine, estorsioni e fasulli tentativi d'integrazione, rappresentano una colonna portante dell'economia nazionale!

In questo nuovo quadro, qualcuno è andato a chiedere cosa pensassero dello Jus Soli a delle madri, ex naufraghe, ipotizzabili essere presenti in carne ed ossa dentro dei palandrani neri dotati di inquietanti, ma misericordiose, fessure di ventilazione: "Nu, non vulere che nostri pampini diventaressero ziddattini itagliani!", hanno esclamato. Come dar loro torto?

Ormai sembrerebbe che l'unico porto sicuro sia rappresentato dall'isola di North Sentinel, dove gli accoglienti indigeni (vedi immagine) si limitano a cercare di trafiggere con frecce gli stranieri; le quali però, vista la loro scarsa mira, hanno buone probabilità di andare fuori bersaglio.

Maurizio Silenzi Viselli