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24 Maggio 1915 iniziava la Grande Guerra

Piave.jpgStamattina, dopo aver, come di solito acceso il PC, l'occhio è caduto inevitabilmente sulla data di oggi "24 MAGGIO", e automaticamente mi è venuta in mente una strofa di una canzone che avevo sentito canticchiare da mia madre da bambino e che poi il mai dimenticato Maestro Antonio Gori mi aveva fatto imparare alle elementari: "Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio / Dei primi fanti il ventiquattro maggio: / ’Esercito marciava per raggiunger la frontiera, / per far contro il nemico una barriera." Una canzone che oggi nessuno più conosce; pochi, ormai, ricordano la prima guerra che tutti gli italiani da Nord a Sud, combatterono insieme per la difesa del "Sacro suolo patrio". A scrivere "sacro suolo patrio" mi scappa un sorriso sardonico, al pensiero di chi ha sputato sulla bandiera simbolo di quella patria e che ora va in giro a chiedere consensi proprio nelle terre del sud, che hanno avuto il maggior numero di morti all'ombra di quella bandiera tricolore, in quel conflitto nato per liberare terre, paesi e città di cui avevano sentito solo vagamente parlare: Trento, Trieste, Rovereto, Udine ecc ecc.

I nostri bisnonni, nonni, zii, sono morti o sono rimasti storpiati per sempre nel corpo e nell'anima in una guerra che non era nostra ed ora dobbiamo subire il dileggio dei figli, nipoti e pronipoti di coloro che abbiamo "liberato" dallo straniero. Non solo, anche la canzone che è stata per lungo tempo il simbolo di quel conflitto è stata scritta da un meridionale, un e.a.mario.jpgnapoletano Ermete Giovanni Gaeta meglio conosciuto col suo pseudonimo E.A.Mario, canzone che dopo la seconda guerra mondiale è stata per un breve periodo l'Inno Nazionale Italiano. Quello che mi rattrista maggiormente non é la sfacciataggine con cui si viene a pretendere consensi al sud, ma l'insulsaggine o dabbenaggine, per non usare parole più dure, con cui molti meridionali accolgono e osannano coloro che fino a ieri li hanno derisi e insultati. In questo giorno, però, voglio solo ricordare il sacrificio di quei giovani andati al massacro, cantando ancora una volta con la voce rotta dall'emozione la napoletanissima  "Canzone del Piave": "Il Piave mormorò, non passa lo straniero"! cantiamola insieme ....

 

La leggenda del Piave

1. STROFA:
Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
Dei primi fanti il ventiquattro maggio:
l’Esercito marciava per raggiunger la frontiera,
per far contro il nemico una barriera.
Muti passaron quella notte i fanti;
tacere bisognava e andare avanti.
S’udiva intanto dalle amate sponde
Sommesso e lieve il tripudiar de l’onde:
era un passaggio dolce e lusinghiero.
Il Piave mormorò: “NON PASSA LO STRANIERO”.

2. STROFA:
Ma in una notte triste si parlò di tradimento,
e il Piave udiva l’ira e lo sgomento.
Ahi, quanta gente ha visto venir giù, lasciare il tetto,
per l’onta consumata a Caporetto!
Profughi ovunque! Dai lontani monti
Venivan a gremir tutti i suoi ponti.
S’udiva allor dalle violate sponde
Sommesso e triste il mormorio de l’onde:
come un singhiozzo in quell’affanno nero.
Il Piave mormorò: “RITORNA LO STRANIERO”.

3. STROFA:
E ritornò il nemico, per l’orgoglio e per la fame
Volea sfogar tutte le sue brame.
Vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora
Sfamarsi e tripudiare come allor…
“NO” disse il Piave, “NO” dissero i fanti,
“mai più il nemico faccia un passo avanti”
Si vide il Piave rigonfiar le sponde!
E come i fanti combattevan l’onde.
Rosso del sangue del nemico altero,
Il Piave comandò: “INDIETRO VA’ STRANIERO!”

4. STROFA:
E indietreggiò il nemico fino a Trieste, fino a Trento
E la Vittoria sciolse le ali al vento.
Fu sacro il patto antico: tra le schiere furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro e Battisti.
Infranse alfin l’italico valore
Le forche e l’armi dell’impiccatore.
Sicure l’Alpi… libere le sponde
E tacque il Piave: si placaron l’onde.
Sul patrio suol, vinti i torvi imperi,
la pace non trovò NE’ OPPRESSI, NE’ STRANIERI.

E.A. Mario (pseudonimo di Giovanni Ermete Gaeta)

 

Cenni storici (significato dei versi e cronologia degli eventi)

Nella notte tra il 23 e il 24 maggio del 1915 l’Italia entrava in guerra: era l’occasione per completare il processo di unità nazionale e liberare il Trentino e la Venezia Giulia dal dominio austriaco. Il nostro esercito, nel marciare coraggioso e silenzioso verso la frontiera con l’Austria, passò sul fiume Piave, che espresse poeticamente la sua gioia con il tripudio delle onde.

 

 

24 ottobre del 1917, il nemico ruppe il fronte orientale italiano a Caporetto; tutte le nostre forze ebbero l’ordine di arretrare onde evitare l’accerchiamento. Le perdite furono pesanti e ad esse si accompagnarono le polemiche.

Si dovettero richiamare le riserve e arruolare i giovani di 18 anni, classe 1899, che per il valore ed il coraggio dimostrato meritarono l’appellativo di “classe di ferro”. Il Piave divenne il simbolo della Patria che fu difesa con rinnovata determinazione sotto la guida del Gen. Armando Diaz.

 

Sulla nuova frontiera Monte Grappa-Piave si decidevano le sorti della guerra. La poderosa offensiva scatenata dagli austriaci nel giugno 1918 cozzò contro l’eroica resistenza degli italiani; le divisioni nemiche dovettero “ripassare in disordine il Piave, sconfitte e incalzate dalle nostre valorose truppe” come si espresse nel bollettino di guerra il Gen. Diaz.

La battaglia del Piave è stata una delle più gloriose della storia d’Italia: costò all’Austria 150.000 uomini e fu l’inizio della sconfitta. Gli austriaci e gli alleati tedeschi videro “cadere come foglie morte” nelle acque del Piave le loro speranze di vittoria, come scrisse il comandante tedesco Ludendorff dopo la guerra.

Il 24 ottobre 1918, proprio nel giorno anniversario della sconfitta di Caporetto, l’esercito italiano lanciò una massiccia e generale offensiva che portò alla vittoria dell’Italia, chiamata di Vittorio veneto, dal luogo dove avvenne per prima lo sfondamento delle linee nemiche.

L’avanzata italiana fu travolgente; dopo aver catturato centinaia di migliaia di prigionieri, il 3 novembre le truppe italiane entrarono in Trento e Trieste. Lo stesso giorno l’Austria si arrese e firmò l’armistizio, che sanciva la cessazione della guerra per il 4 novembre.

Solo allora si placarono le acque del Piave, quando furono sconfitti gli imperi oppressori e la Pace trovò gli italiani liberi sul patrio suolo, dalle Alpi al mare.

 

Questa la Grande Storia condensata nella “Leggenda del Piave”, la Storia di una guerra non di offesa ma di difesa della Patria, sostenuta dal popolo e valorosamente combattuta da nostri soldati per il completamento dell’unità d’Italia.

 Antonio Michele Cavallaro

Per ascoltare la migliore versione della canzone, quella della Banda dell'Esercito Italiano" CLICCARE QUI'

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