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Vangelo della Terza Domenica d'Avvento

Giovanni-battista.jpgDal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 1,6-8.19-28. - Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Chi sei tu?».
Egli confessò e non negò, e confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Che cosa dunque? Sei Elia?». Rispose: «Non lo sono». «Sei tu il profeta?». Rispose: «No». Gli dissero dunque: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia». Essi erano stati mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?».
Giovanni rispose loro: «Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

 

COMMENTO DI DON MICHELE MUNNO

 

III DOMENICA DI AVVENTO – B

17 dicembre 2017

La liturgia della terza domenica d’avvento è pervasa di profonda gioia!

L’antica antifona d’ingresso da cui questa domenica prende nome – Gaudete –così recita: “Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino”.

Anche il colore rosaceo, di cui tradizionalmente si rivestono i ministri sacri in questa domenica d’avvento, esprime gioia. È un colore, infatti, che si ottiene mescolando il viola – colore liturgico del tempo d’avvento – con il bianco – il colore della festa, del natale ormai vicino.

L’invito alla gioia risuona, in particolare, nella Liturgia della Parola.

Il profeta Isaia, nel testo che ascoltiamo come prima lettura – un testo particolarmente caro a Gesù, tanto che l’Evangelista Luca glielo pone sulle labbra per presentare l’inizio del suo ministero pubblico e che, pertanto, riceve senso pieno proprio nella persona e nella vita di Gesù – ci propone parole cariche di profonda gioia: “portare il lieto annunzio ai miseri, fasciare le piaghe dei cuori spezzati, proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione ai prigionieri, l’anno di grazia del Signore”!

Ci sono poveri, cuori spezzati, schiavi, prigionieri e il Signore viene per porre fine proprio a tali realtà di sofferenza!

Ma Egli viene a donare gioia, a guarire, a salvare, a liberare nella misura in cui gli si fa spazio, nella misura in cui ci si riconosce bisognosi della Sua Presenza liberante!

C’è, cioè, una via che occorre necessariamente preparare perché Lui possa donare gioia, guarire, salvare, liberare! Ed ecco, ancora una volta, la voce di Giovanni: “Preparate la via del Signore!”.

I

l Signore vuole fare per noi e in noi “grandi cose” – così come ha fatto in e con Maria e come lei stessa canta nel Magnificat, che ci viene proposto come salmo responsoriale – ma perché Lui possa farlo è necessario essere “ben disposti”, essere “preparati”, “pronti”.

La “volontà di Dio” per noi, infatti – come ci ricorda Paolo nella seconda lettura –, è che noi siamo “sempre lieti”, ma ciò sarà possibile solo se “pregheremo incessantemente”, se “in ogni cosa renderemo grazie”. Attenzione, però, a non confondere le parole dell’Apostolo con un invito al bigottismo, ad una verbosità insignificante (“Non chi dice Signore, Signore …)! Paolo, infatti, dà subito contenuto a tali affermazioni: “Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male”.

Noi, perciò, faremo esperienza di gioia vera – quella che viene solo da Dio, quella a cui, nel profondo, ogni uomo ed ogni donna aspira (anche se spesso si accontenta di “contraffazioni di gioia”, che anziché appagare profondamente il cuore lo rendono ogni giorno sempre più triste ed inquieto) – proprio se ci impegneremo a vivere le indicazioni che ci vengono consegnate da Paolo nella seconda lettura.

Essere uomini e donne di gioia: a questo siamo chiamati! Questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di noi!

La gioia, pertanto, è uno dei segni distintivi di un vero discepolo di Gesù, è uno dei segni caratteristici di un cristiano.

Solo chi ha Dio nel cuore, infatti, è capace di gioia vera, quella che non viene mai meno nonostante gli ostacoli, le minacce, nonostante difficoltà di ogni sorta, perché è consapevole che sempre il Signore – Lui solo! – “fascia le piaghe dei cuori spezzati, libera schiavi e prigionieri”!

Perciò, “rallegriamoci sempre nel Signore: rallegriamoci perché il Signore è vicino”! Amen.

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