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Cassano 1744: "Le donzelle del prete"

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donzelle diverse scritture.jpg(Testo dello scritto nella foto: "Diverse scritture concernentino la Carcerazione fatta fare dal Vescovo di Cassano don Gennaro Fortunato di Caterina Pascale e Teresa Rizzuto nel Monistero di Castrovillari per l'affare dell'Arcidiacono Bianchi: Fatte nell'anno 1744") Nel 1744 vescovo di Cassano era mons. Gennaro Fortunato che resse la nostra diocesi per ben 23 anni, dal 1729 fino alla sua morte avvenuta nel 1752. Per 23 anni governò, quindi, con mano rigida, la grande diocesi di Cassano Ionio, detta “dei due mari” perché ne facevano parte molte località dell’area alto-tirrenica della Calabria e parte della Basilicata (Maratea). Nel 1744 Cassano fu scossa da uno scandalo che coinvolse un tal don Giuseppe Bianchi arcidiacono e due “donzelle” che, secondo la documentazione recuperata nell’archivio della famiglia Serra-Cassano a Napoli, avevano commesso “peccati carnali” per i quali il prete fu sospeso “a divinis” e le due donne incarcerate nel “Conservatorio delle Pentite” in Castrovillari.

zaccaro.jpgQuesto fatto, diciamo increscioso, è stato scoperto quasi per caso dal nostro amico Leonardo Zaccaro (nella foto) durante una delle nostre “escursioni-incursioni” con gli amici Giuseppe Aloise e Christian Rullo, all’archivio della famiglia Serra-Cassano nel loro palazzo avito in quel di Napoli. Mentre il nostro accompagnatore funzionario dell’Archivio di Stato ci consegnava i faldoni da noi richiesti, Leonardo andava spulciando il corposo volume dell’indice e la sua attenzione fu attirata da una cartella recante la dicitura “L’arcidiacono e le due donzelle - 1744”, ci partecipò la sua curiosità e così inserimmo anche quei documenti fra quelli da consultare. Cominciammo a fotografare gli svariati fogli e così potemmo risalire a quanto accaduto a Cassano 273 anni fa.

Come abbiamo scritto nell’incipit dell’articolo, mons. Fortunato, noto anche per aver strenuamente tentato di spostare la sede vescovile a Castrovillari e per le diatribe legali con la duchessa Laura Serra, scoprì, sicuramente tramite la spiata di qualche benpensante, la tresca che durava già da tempo tra il “povero” arcidiacono e le due “donzelle”, per la cronaca tali Teresa Rizzuto e Caterina Pasquale (quest’ultima in un documento viene chiamata La Scalea, ma crediamo si sia trattato di una svista del compilatore). La faccenda non si risolse velocemente, da quanto si arguisce dalle carte, il processo con interrogatori, dichiarazioni, accuse e pentimenti in parte ritrattati si trascinò fino al 1752. Anno in cui, guarda caso, il “povero” vescovo rese l’anima a Dio e quasi subito l’arcidiacono si rivolse all’Ecc.mo “Card. Penitenziero Maggiore” in Roma, con un primo

donzelle memoriale.jpg“Memoriale fatto dall’arcidiacono Bianchi al Vicario Capitolare di Cassano per poter celebrare la Santa Messa, poiché la Sacra Congregazione dichiarò essere nulle le censure col decreto di esso vicario sotto dì 22 giugno 1752”,

seguito da un altro memoriale suggeritogli dalla duchessa Laura Serra

donzelle-formula di memoriale.jpg

 

presentato da don Giuseppe Bianchi arcidiacono di Cassano alla Cam.a Penitenziaria di Roma”.

Memoriali che dovevano servire per ridare all’arcidiacono la possibilità di tornare a celebrar messa e agli altri incarichi della sua condizione.

In un altro interessante documento leggiamo che fu incaricato un certo don Francesco Ribas quale uditore per investigare sulle “due donzelle Teresa Rizzuti e Caterina Pasquale confinate in codesto conservatorio delle donne pentite”.

Purtroppo il Ribas non poté portarsi a Castrovillari per motivi di salute, quindi quest’ultimo fu pregato di inviare un suo

parte testo.jpg“subalterno probo e sperimentato, il quale conferitosi in codesta terra, ponga le due donzelle in una casa terza e sicura per esplorare le loro volontà. Lo partecipo a Vs Ecc. Ill.ma insinuandole di far consegnare le suddette due donzelle al subalterno che destinerà il predetto uditore, acciocchè senza disturbo o imbarazzo giurisdizionale artisca la cennata esplorazione.”

Firmato in Napoli il 1 agosto 1744

Nel corposo faldone vi sono relazioni riguardanti gli interrogatori delle due sventurate, le quali in una prima fase negano tutto, poi vi è una confessione probabilmente pilotata, e infine la reclusione , non definitiva, presso il convento di S.Chiara, dal quale furono dimesse nel 1752, anno della morte del vescovo Fortunato.

Non è dato sapere cosa avvenne delle due donne, se tornarono a Cassano o preferirono sistemarsi altrove, l’arcidiacono riprese a svolgere le sue funzioni di prete.

La duchessa Laura Serra tentò di dare una mano a don Giuseppe Bianchi senza riuscirvi ed ebbe non poche diatribe con mons. Fortunato a causa dei reiterati tentativi che quest’ultimo fece per spostare la sede vescovile, come poc’anzi accennato, tant’è che subito dopo la sua dipartita inviò al re un memoriale “onde prescrivere al nuovo vescovo di detta città la residenza del tribunale ed altro nella suddetta città di Cassano” . Il memoriale consta di ben 10 pagine e nell’ultima, l’arrabbiatissima duchessa conclude così:

Laura a Vaticano mini.jpg“Vostra Maestà possa degnarsi comandare al delegato della giurisdizione che venendo il nuovo vescovo di Cassano, gli faccia insinuazione che per quel che tocca l’archivio delle scritture di quella curia, non si rimovi dalla suddetta città di Cassano, ed ivi ancora si mantenghi la curia col vicario generale ed il seminario. Rispetto poi al punto della permanenza dello stesso vescovo in quella città, gli si faccia anche insinuazione, acciò procuri il meglio fare ivi una tal permanenza almeno in quei tempi in cui devonsi celebrare le principali funzioni della Chiesa, far l’oglio santo ed altre cose consimili, secondo vien prescritto dalle stesse leggi ecclesiastiche”.

Come si può facilmente comprendere la duchessa difese a spada tratta la comunità di Cassano, eravamo nel 1752, Lauropoli nasceva subito dopo, ma Cassano ha mai onorato come si doveva la memoria di quella donna meravigliosa, tenace, intelligentissima e moderna che fu Laura Serra?

In questa città, che spesso tenta di auto-dichiararsi “luogo di cultura”, fatti, persone e cose che hanno avuto meriti indiscutibili sono lasciati nell’oblio.

Antonio Michele Cavallaro

 

PS: L’argomento dei preti “sporcaccioni” di Cassano e non solo, fu ripreso parecchio tempo dopo, nel 1872, da don Vincenzo Padula, il quale in una sua nota scrisse letteralmente:

in Cassano, Al 1872 nelle feste nazionali si gridò abbasso al vescovo Alessandro Basile per istigazione dei preti, ai quali voleva togliere le puttane. Il primo, a cui la tolse, fu il teologo Petrone, ch’egli chiamò poi rettore nel seminario.”

Di questo ho già scritto qualche anno fa, e invito gli interessati a leggerlo nel vecchio sito sibari.info cliccando qui.

Tutti i documenti citati in questo articolo sono conservati presso l’archivio dei Serra-Cassano nell’omonimo palazzo sito in Napoli, dei quali infosibari.it possiede le copie fotografiche.