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Opere d'arte date "in prestito". Un andazzo da bloccare

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La_Fornarina.jpgNegli ultimi mesi ho presentato al MiBACT una quindicina di interrogazioni, nessuna delle quali, finora, ha avuto risposta. Mentre attendo fiduciosa che gli Uffici del collegio Romano e del San Michele svolgano le loro istruttorie, mi tocca presentarne un’altra, perché la gara a chi fa peggio, tra i Musei dotati di autonomia speciale, è sempre in corso. Dopo lo sciagurato prestito al Louvre dell’Uomo vitruviano di Leonardo, Palazzo Barberini si appresterebbea trasferire la Fornarina di Raffaello, cioè l’olio su tavola unanimemente riconosciuto come l’opera più rappresentativa di quell’Istituto, prima alle Scuderie del Quirinale e poi…a Londra, in barba all’art. 66 del Codice dei Beni Culturali, ormai perdente davanti al mero nulla osta dell’Istituto Centrale del Restauro (che tuttavia non è una parte terza ma organico al MiBACT e, in questa infelice stagione, prono ai desiderata del titolare del dicastero!). L’autonomia dei grandi musei, fiore all’occhiello della “deforma” Franceschini, ha ormai sdoganato il delirio di onnipotenza dei super-direttori, i satrapi di Dario II sempre genuflessi e ben felici di competere a colpi di prestiti per restare nelle grazie del sovrano. Quasi nessuno ricorda piùné condivide apertamente l’ostilità di Cesare Brandi per i prestiti. L’interesse collettivo è un disvalore dal quale prendere le distanze davanti al dilagare, premeditato, della gestione privatistica. A quando la vendita dei singoli capolavori al migliore offerente?! Manca poco…

Margherita Corrado (M5S Senato - Commissione Cultura)