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I "Ruenz 'i Marcangelo", altrimenti detti "Laghi di Sibari"

laghiDa "Ruenz i Marcangelo" a “Sybaris Marine” o “Laghi di Sibari”. Una storia calabrese senza fine.

Su un documento della fine del ‘700 reperito presso l’archivio Serra-Cassano sito a Napoli nel palazzo che porta la stessa denominazione, fatto costruire dalla duchessa e marchesa Laura Serra Cassano, trovammo anni fa un’informazione riguardante un approdo nell’area dei “Casoni” al quale attraccavano delle imbarcazioni utilizzate per trasportare nelle località costiere i prodotti agricoli della piana di Sibari. Quindi è accertato che in quell’area vi era una certa attività marinaresca, simile a quella che vi era nella zona “Torre Cerchiara” oggi Villapiana Scalo, dove attraccavano dei natanti particolari, tipo tartane o similari, per il trasporto del sale da distribuire poi su tutto il territorio circostante. E’ facile intuire che non esistendo strade comode, per le necessità commerciali venivano utilizzate imbarcazioni di vario tipo anche per raggiungere località non molto lontane, Corigliano, Rossano, Trebisacce, Cariati, Amendolara ecc. Quindi è accertato che vi era un certo movimento di imbarcazioni di piccolo e medio cabotaggio non per la pesca (questa era molto praticata nelle vicine Schiavonea e Trebisacce) ma per il trasporto commerciale.

L’area denominata “Casoni” nel territorio di Cassano, la parte più a ridosso della spiaggia era acquitrinosa, tant’è che tutta quella che oggi è la “piana di Sibari” ricadente nel comune di Cassano, veniva chiama “Buffolaria” già nel XVI sec.

Quindi dapprima vi vivevano bufali allo stato brado ed era una zona quasi impraticabile, poi si cominciò ad allevarli i bufali. La bella foto del 1907 ce lo dimostra, sullo sfondo si intravede proprio la masseria denominata "Casoni".

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L’area dove ora sorge il centro nautico, fino a prima della sua realizzazione veniva chiamata “Ruenz i Marcangelo” in dialetto locale, che significa “Palude (o stagno) di Marcangelo” . Quindi vi era dell’acqua stagnante ideale per la caccia alle anatre ed altri volatili similari, tant’è che ai primi del ‘900, dove ora sorge il ristorante “Ciao Ciao” vi era un locale chiamato “a barracca di Cacciaturi” operante fino agli anni ’50 circa a favore dei numerosi appassionati di caccia che confluivano sul territorio. (Lo scrivente ricorda personalmente che nel periodo ‘56/59 per giungere a quella baracca vi erano dei sentieri non molto comodi ed una stradina sterrata altrettanto disagevole, da lì si poteva proseguire fino alla spiaggia passando appunto per la masseria detta “Casoni” tutt’ora esistente) Quindi si può facilmente intuire che essendo acque stagnanti non ci fosse un collegamento col mare. Questo lo possiamo ancora oggi verificare in un luogo simile se si va a “saggiare” l’acqua di un altro piccolo stagno più a monte, ora inglobato nel villaggio turistico “Baia degli Achei”, anch’esso costituito da acqua dolce e senza collegamenti col mare.

Quando il comm. Furlanis giunse in Calabria con la sua impresa di costruzioni per l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, la situazione del territorio era quella sopra descritta, col canale degli Stombi costruito dall’Ente di Bonifica per permettere il deflusso delle acque reflue e della stessa bonifica verso il mare.

Impresa ardua fu ottenere le autorizzazioni per la realizzazione del progetto “Sybaris Marine” di portata unica in tutto il meridione e forse anche nazionale. L’intoppo maggiore fu costituito dal responsabile della sovrintendenza dei beni archeologici di Reggio Calabria che si oppose allo stremo, finchè dal Ministero della Pubblica Istruzione, nelle cui competenze ricadevano allora anche i beni archeologici, non giunsero precisi pareri favorevoli e si diede inizio ai lavori. Il movimento-terra fu la parte importante dell’inizio, si dovettero per prima cosa prosciugare i “Ruenz i Marcangelo” , e poi seguì tutto il resto. Bisognava poi riempire il bacino ed ecco che in quel momento entra in gioco il canale degli “Stombi”. Si dovette dapprima scavare nel suo letto per poter permettere all’acqua di mare di giungere fino alle “porte vinciane” e poi allargarlo per garantirne la navigabilità. Quindi è chiaro, a nostro avviso e sulla base di fatti che ci sembrano incontrovertibili, che non vi era preesistente collegamento col mare, per questo motivo finora il bacino artificiale non è stato mai considerato facente parte del demanio marittimo, ma del demanio idrico, e quindi porticciolo privato, anche se per le sue caratteristiche potrebbe essere un punto di approdo, ormeggio o porto pubblico.

Lo “Stombi” resta in modo prioritario canale a servizio della bonifica, in via secondaria, come ingresso ai “Laghi”.

Quando nel 1972 avvenne la tragedia dei pescatori di Schiavonea, morti durante una tempesta al largo della costa cassanese, la regione Calabria determinò che il canale degli Stombi dovesse essere reso idoneo come eventuale rifugio per imbarcazioni in difficoltà. Cosa questa che, per quel che ne sappiamo, non fu mai realizzata, anche perché la fruibilità del canale per la navigazione veniva sempre garantita da chi allora gestiva i Laghi di Sibari.

stombi 1 foraceNegli ultimi anni, per una serie di motivi di ordine idro-geologico-marino, la foce del canale è spesso insabbiata tanto da non permettere neanche il deflusso delle acque piovane e reflue, queste problematiche sono state affrontate in diversi momenti ed in modi diversi. In primis con gli interventi del Consorzio di Bonifica che doveva e deve garantire il deflusso delle acque e poi dal Comune di Cassano Ionio e da AssoLaghi per permettere la navigazione. La Regione ha recentemente sancito la navigabilità del canale e, a tal uopo, ha deciso di dare un contributo annuo di 100mila Euro ed ha finanziato l’acquisto, per circa 300mila Euro, di un mezzo dragante da utilizzare per il disinsabbiamento profondo della foce, tale da permettere il passaggio delle imbarcazioni da diporto. Infine la nuovissima compagine governativa regionale ha garantito circa 10 Mio. di Euro per la costruzione di nuovi moli foranei per un “porto canale”, prontamente intitolato dal comune di Cassano, alla compianta presidente regionale Jole Santelli. Ora se di “Porto Canale” si tratta, è ovvio che vi debbano essere al suo interno dei posti di ormeggio pubblici, così come nei porti-canale romagnoli, e di competenza quindi del Demanio Marittimo, ciò significherebbe che una parte del canale, quella più a monte presso le porte vinciane, resterebbe di competenza del demanio idraulico e quindi privata.

E questo è il nodo che l’avvocatura dello Stato recentemente ha chiesto di sciogliere alla Capitaneria di Porto di Corigliano.

Se ci si deve attenere alle notizie storiche, l’intervento antropico degli anni ’70 sui “Ruenz i Marcangelo” che li ha trasformati nell’ attuale “Sybaris Marine” non ha cambiato lo “status” dei luoghi dal punto di vista giuridico e quindi il bacino resta area privata, con “cozzari” e tutto il resto, mentre il porto canale di uso pubblico “Jole Santelli” dovrà essere tenuto e manutenuto dall’autorità pubblica essendo di competenza del demanio marittimo.

Tartana.jpgQuesto è tutto per buona pace di tutti: cittadini, amanti della nautica a vela e a motore, pescatori di passaggio e forsanche commercianti che invece del furgoncino vorranno trasportare le loro mercanzie magari su di una “Tartana” via mare, come i loro omologhi ottocenteschi.

Antonio Michele Cavallaro