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Raffaello: in Calabria solo apatia? O c'é altro?

RAFFAELLO SANZIO ADOLESCENTE.jpg(foto: Raffaello adolescente) Il mondo, nel 2020, si appresta a celebrare i cinquecento anni dalla scomparsa di Raffaello. Mostre e convegni per celebrare il suo genio artistico.

Ed in Calabria? Testimonianza personale.

Due tre anni fa un mio committente qui in Calabria mi convocò per mostrarmi un antico dipinto a soggetto sacro (un papa inginocchiato tra gli angeli, senza aureola di santo, che si presenta in cielo al cospetto del Signore) che, mi disse, suo padre aveva acquistato a Roma negli anni ’60, da un antiquarietto minore, soltanto per coprire una macchia nella tappezzeria di un corridoio, ed aveva ora trasferito nelle sua nuova residenza calabrese: sapendomi pittore ed esperto d’arte antica, mi spiegò che, riguardando meglio il dipinto dopo tanti anni, gli era sembrato più interessante e degno di una mia consulenza di approfondimento.

Portai il quadro nel mio studio e l’analisi, che richiese due mesi di studio e ricerche, più un anno di confronti con altri esperti internazionali, mi convinse che si trattava di un’opera eseguita incompleta da Giovanni de’ Santi, padre di Raffaello, e da lui ultimata ancora adolescente (forse la sua prima opera su tela).

Il de’ Santi aveva iniziato l’opera, nella figura centrale del papa inginocchiato, con l’idea di donarla ad Alessandro VI, ma la sua improvvisa scomparsa gli aveva impedito di completarla (salvo il volto di un angelo con le fattezze, come già fatto in un precedente affresco, del figlio).

Lui, Raffaello, entrato titolare nella bottega del padre, aveva completato, a suo modo già geniale, il lavoro, aggiungendo un angelo inginocchiato, uno in piedi, ed altri in volo nel cielo, con la stessa idea paterna: donare il dipinto al Papa per ottenere più prestigiose commesse.

Arrivato a Roma, l’improvvisa morte di Alessandro VI, trasforma quel dipinto in un’opera inutile (vista la negativa reputazione morale sulla vita del Pontefice).

Raffaello lo dona a qualche convento, forse in cambio di ospitalità, e, nei secoli, pur salvato dal suo carattere sacro, finisce nei magazzini di robivecchi (con un’eccezionale intervento di copiatura del Carracci), fino all’acquisto di cui sopra.

In una mia intervista da parte della giornalista Annarosa Macrì, che uscì il 9 marzo 2017 come notizia in prima, ed a tutta pagina interna sul “Quotidiano del sud”, esposi, sia il comunicato della conferenza sulla scoperta, che avevo tenuto al Rotary Club di Corigliano Rossano Sybaris (poi pubblicata in libretto anche da Sybaris Tour), sia le linee generali della questione come ho fatto più sopra.

George Wachter (Presidente della Sotheby’s di New York) ed Edoardo Roberti (Senior Vice Presidente degli Specialisti sugli Antichi Maestri della Pittura) giudicarono, con una mail, la mia ricerca “molto interessante”

Preparai anche altri articoli, pubblicati da alcune testate online calabresi, e, nell’assoluta indifferenza degli amministratori politici locali, a proporre almeno un’esposizione del dipinto (il proprietario lo avrebbe messo a disposizione gratis), ci fu un unico commento da parte di un lettore: “’Sti cazzi?!”.

È solo questo la Calabria? Con i suoi politici incapaci di volare alto, e loro fedeli elettori? O n’esiste anche una, nascosta e silenziosa, in grado di esprimere l’entusiasmo della sua grandezza passata, per un futuro migliore dell’attuale presente?

 Maurizio Silenzi Viselli architetto

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