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Ad Acri il VideoArte EXPIRED di Maria Credidio

expired.jpg(Ricordiamo che la manifestazione si ripetera anche Domenica 28 Novembre a San Demetrio presso Palazzo Marchianò alle 17,30)

VIDEOARTE "EXPIRED" Di Maria Credidio "GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE”

Sabato 27 novembre alle ore 17.30 presso il MACA (Museo d'Arte Contemporanea) di Acri sarà presentato da Angela Forte (Presidente del MACA) in anteprima il VIDEOARTE "EXPIRED" di Maria Credidio.

L'opera è frutto di una sinergica collaborazione tutta al femminile, si avvale dell'intervento poetico dell'artista iraniana Elham Hamedi, della performance e della voce di Imma Guarasci, delle riprese e montaggio di Eliana Godino. Unica presenza maschile quella del critico d’arte Rocco Zani che ha accompagnato con il suo testo critico la storia e il percorso dell'intero progetto: «EXPIRED narra e denuncia la condizione di una violenza millenaria, il senso e la sostanza di un percorso che vede la donna vittima, da sempre, di un disagio culturale che non ha limiti e confini.Il progetto ideato da Maria Credidio si sviluppa in un prezioso esempio di videoarte. Il corpo scaduto scansa il tempo, o meglio ancora lo riempie come dolorosa istanza...».

Nel Videoarte “EXPIRED” viene messo in evidenza che per combattere ogni violenza di genere è necessario promuovere costantemente la cultura del rispetto e della parità fra uomo e donna - Occorre che tutti si sentano coinvolti perché solo la consapevolezza del problema può diventare leva e spinta di cambiamento.

 

expired1.jpgTESTO CRITICO di EXPIRED, "SUTURANDO MEMORIE" di Rocco Zani

E’ un dialogare intimo quello che avanza, per “dicerie d’affanno”, tra le pieghe di una veste d’orrore e il sillabario che raccatta l’infezione dell’ intolleranza. Non è un caso che siano le donne a rammendare i raggiri del male. Come le cuciture di un panno che è corpo vuotato o più indistintamente domicilio incustodito, da tempo non abitato. Maria Credidio e Elham Hamedi decostruiscono rievocando, in una sorta di disavanzo storico culturale che non ha precedenti o recessi di difesa. L’occorrenza del racconto – come di solito accade – è “remunerata” dalla puntata più recente perché la memoria è privilegio di pochi e corre via senza spingersi nei pori o negli occhi disincantati; non frena per farsi lago o trincea; non invade – come dovrebbe – il largario delle nostre esistenze. La memoria è oleosa come non trovasse prese o indugi, al pari di un fiume orfano di argini e ripari. Se così non fosse faremmo sosta sulla “scrittura delle donne”, il nu shu, sillabario inconfessato che le donne della provincia cinese dello Hunan escogitarono per alimentare un dialogo parallelo, tutto “al femminile”, pur di affrontare (e combattere) il settarismo di una cultura profondamente maschilista. Se così non fosse offriremmo il nostro sguardo quotidiano agli occhi spauriti della piccola Czeslawa Kwoka, polacca di quattordici anni uccisa ad Auschwitz il 18 febbraio del 1943 con una iniezione di fenolo nel cuore e restituita alla nostra coscienza dalla fotografa Anna Amaral. Se così non fosse canteremmo nenie notturne – parole di pietra – rievocando i nomi di una mattanza infinita, millenaria, come a sciorinare una teoria infinita di occhi e labbra impunturate, come a sostenere nei mezzitoni del grigio, ogni improbabile bagliore. In una sorta di raccolto dialogo, fatto di immagini e parole dettate da una memoria finalmente “consapevole”, EXPIRED - nelle “voci” di Maria Credidio e Elham Hamedi - è un’opera di “frontiera” che nella coniugazione di due espressività pparentemente distanti si fa narrazione univoca di tensioni, di rispetto, di responsi libertari, di terrore. Il “corpo svanito” proposto da Maria Credidio e reso percepibile da una dolorosa “cortina” – in questo caso il burqa smarrisce ogni contraddittoria accezione per farsi, quasi plasticamente, strumento di accusa, di denuncia oltre confine – è in evidente conversazione con il sillabario poetico di Elham Hamedi. Un dialogo scarno, privo di rassicuranti armonie, affidato ad una titolazione altrettanto tempestiva, EXPIRED appunto, che si fa indicazione palese di “corpo scaduto” ma al contempo riflette sulla impossibilità di prorogare oltre il tempo dell’afflizione e della intolleranza. Questa opera, per nulla occasionale, è in effetti il resoconto di una incombenza che non ha termini o residenza, maturata in arcipelaghi distanti, in una presunta centralità di un molteplice altrove. Al pari di un viaggio la cui destinazione è nell’illimite generoso del fato; ma che prende forma – si organizza – negli occhi e nello scrigno di donne – lontane tra di loro, e finanche sconosciute – che hanno percorso un dorsale comune fatto di umori sismici, di amarezza, di sconfinato turbamento, di disagio, mai di rassegnazione. Ecco allora che la testimonianza di una è prologo dell’altra, e viceversa, in un consapevole desiderio di presenza, di difesa, di verità. Il corpo “scaduto” scansa il tempo, o meglio ancora lo riempie come dolorosa istanza, al pari di Nuestra Señora de la Santa Muerte che non ha labbra e sguardo, ma riso maligno. E sembra ingrossarsi la veste di rifiati forestieri, come aria malsana che detta pieghe e un inverosimile incedere. Testimonia l’orrore questo corpo “che non c’è”, già deposto e decomposto, la sua ammantata assenza. Le parole sono indizi o indirizzi per un cammino senza meta, segnali improbabili per un percorso già consumato. Si spinge Imma Guarasci, per gesti, soste e accenti in un paesaggio orfano di allusioni e di pigmenti. Perché il reticolato, la veste, finanche l’occhio, abitano cieli luttuosi con pause di biacca.

My name is Night / And with sensitive cartilage in my ear / I hear the cries of the moon / The moon that is buried in me / The moon with its rotten bones / With My Hollow Bones / The pain conversation has begun........

(Il mio nome è Notte / E con cartilagine sensibile nel mio orecchio / Sento le grida della luna / La luna che è sepolta in me / La luna con le sue ossa marce / Con le mie ossa vuote / La conversazione sul dolore è iniziata........)

E’ scaduto il tempo, prima ancora dei corpi sacrificati, oltraggiati, dissolti. E’ scaduto il tempo, credo.

 

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