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Cassano. Articolo 21, tra canzoni e tragedie

planimetria_sibari.png𝐒𝐈𝐁𝐀𝐑𝐈: 𝐒𝐄 𝐁𝐀𝐒𝐓𝐀𝐒𝐒𝐄 𝐔𝐍𝐀 𝐁𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐂𝐀𝐍𝐙𝐎𝐍𝐄!

È ora di fare chiarezza e accendere i riflettori sugli argomenti che trovano oggetto e riguardano la nostra Sibari! Le responsabilità dei fautori di questo andazzo, senza proferir parola e senza dissentire su come Sibari è stata abbandonata a se stessa, sono sotto gli occhi di tutti.

Si è fatto accesso a innumerevoli risorse del PNRR e fondi dedicati alla riqualificazione di zone urbane disagiate ma nulla è cambiato: la copertina rimane immutata. Si possono dedicare e impegnare tutte le risorse di questo mondo ma se non si pensa ad un nuovo assetto urbanistico, in grado di originare un vero cambiamento, è facile accecarsi con un grosso abbaglio.

C’è da ricordare che “𝐏𝐍𝐑𝐑” non è acronimo di “Per Nostro Regalo”: i fondi di tale strumento ammontano approssimativamente a 230 miliardi di euro e 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐢𝐫𝐜𝐚 𝐢𝐥 𝟔𝟎% 𝐞𝐪𝐮𝐢𝐯𝐚𝐥𝐠𝐨𝐧𝐨 𝐚 𝐝𝐞𝐛𝐢𝐭𝐨 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐨, 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐥𝐚 𝐬𝐩𝐞𝐬𝐚 𝐯𝐚 𝐩𝐨𝐧𝐝𝐞𝐫𝐚𝐭𝐚 𝐞 𝐮𝐭𝐢𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐭𝐚 𝐧𝐞𝐥 𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐦𝐨𝐝𝐢. Se vi è la necessità di generare debito, bisogna puntare ad un debito buono, così come lo definì qualche anno fa il Presidente Mario Draghi. In parole povere il debito è considerato buono se è in grado di generare ricchezza.

Ci scusiamo se siamo ripetitivi ma è doveroso insistere per Sibari e per una sana crescita del comune di Cassano. È strettamente necessario ridisegnare l’assetto della città “Magno Greca” ad oggi ridotta a dei semplici agglomerati urbani nati spontaneamente, con ordine sparso e privi di alcun senso logico.

Per cominciare risulterebbe opportuno 𝐞𝐥𝐢𝐦𝐢𝐧𝐚𝐫𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐢𝐧𝐢 𝐟𝐢𝐬𝐢𝐜𝐢 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐚𝐭𝐢 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨 𝐢 𝐜𝐚𝐧𝐚𝐥𝐢 𝐝𝐢 𝐬𝐜𝐨𝐥𝐨: la copertura dei medesimi fossi inizierebbe a dare un senso di omogeneità e collegamento al territorio, di fatto oggi ridotto ad uno spezzatino, altrimenti continueremo a parlare di quartieri periferici di una frazione. Prendiamo esempio dalla vicina Villapiana che mediante una simile opera si è messa in una condizione necessaria per guardare ad una entità omogenea e funzionale al proprio spazio sociale.

Sibari, sfruttata ed abusata per il nome, da tempo vede passare treni pieni di opportunità che non sono state raccolte perché 𝐥𝐚𝐋𝐮𝐧𝐞𝐭𝐭𝐚𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐞̀ 𝐠𝐢𝐚̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐫𝐞𝐚𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐭𝐚 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐢 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐟𝐚 𝐝𝐢𝐫𝐨𝐭𝐭𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐨𝐯𝐞 𝐢𝐥 𝐩𝐨𝐫𝐭𝐨, 𝐥𝐨𝐬𝐩𝐞𝐝𝐚𝐥𝐞 , 𝐥𝐚 𝐒.𝐬 𝟏𝟎𝟔 𝐞𝐝 𝐢𝐥 𝐭𝐮𝐫𝐢𝐬𝐦𝐨. Quest’ultimo se c'è sicuramente non è per merito di pratiche amministrative ma di temerai imprenditori che di fatto sono stati e sono lasciati da soli. Emblematico è pensare a Marina di Sibari come un “villaggio” senza acqua potabile.

E se bastasse una bella canzone? No! Non basta e non fatevi prendere per i FONDELLI!! 𝐁𝐚𝐬𝐭𝐚 𝐜𝐚𝐧𝐳𝐨𝐧𝐢, 𝐛𝐚𝐬𝐭𝐚 𝐜𝐚𝐭𝐭𝐞𝐝𝐫𝐚𝐥𝐢 𝐧𝐞𝐥 𝐝𝐞𝐬𝐞𝐫𝐭𝐨, 𝐞̀ 𝐨𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐫𝐞𝐚𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐮𝐭𝐢𝐥𝐢.

Via i responsabili di questi misfatti, i loro cortigiani e quelli che hanno goduto di tutti i privilegi del potere, sempre complici e genuflessi anche quando venivano offesi.

Non c’è più tempo!

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incendio marinax.jpgINCENDIO A MARINA DI SIBARI: CI RISIAMO.

 L’ennesimo atto di origine dolosa ha devastato un’attività commerciale a Marina Di Sibari, provocando anche ad attività vicine e sovrastanti, seri e gravi danni strutturali. Un’azione deplorevole che sentiamo di condannare fortemente: il nostro territorio non può più essere alla cronaca per fatti di questo genere.

Un ulteriore incendio che colpisce un cittadino ed imprenditore, serio ed onesto che assieme alla sua famiglia con tanta fatica, ha contribuito a dare lustro al nostro territorio.

Questi sono episodi che colpiscono nell'intimità dell'animo non solo i diretti interessati ma tutta la comunità.

Atti che vanno profondamente ripudiati e denunciati a dimostrazione che è finito il tempo della violenza contro i più deboli.

La tenuta del tessuto economico diventa maggiormente labile se questi avvenimenti rimangono attecchiti nella memoria con l'intenzione chiara di diffondere terrore.

Questa è la cruda realtà e noi tutti dobbiamo domandarci quali responsabilità abbiamo, indistintamente.

Stringiamoci attorno agli onesti imprenditori come la famiglia Bloise, incoraggiandoli a non indietreggiare di un millimetro.

Se perdono loro, perdiamo anche noi. 

Prima come persone oneste e poi come cittadini.

Associazione politico-culturale ArticoloVENTUNO

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