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Vangelo di Domenica 25 Ottobre 2020

comandamento-amore-3.jpgVangelo di Gesù Cristo secondoMatteo 22,34-40

34 Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35 e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36 «Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?». 37 Gli rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38 Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. 39 E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. 40 Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Lectio di don Alessio De Stefano

La polifonia dell’amore – L’aria intorno a Gesù continua a farsi sempre più asfittica: tutti vogliono eliminarlo al più presto e cercano dei pretesti per coglierlo in fallo. Non si colgono più gli screzi interni alle fazioni presenti nel giudaismo perché tutti ormai si sono alleati contro un nemico comune. La pericope si apre con un nuovo attacco dei farisei. La loro ostilità crescente nei confronti di Gesù li spinge a formulare una domanda tendenziosa relativa a quale sia il più grande precetto della legge di Israele (vv. 34-36). Segue poi la risposta serena e chiara di Gesù che trova nell’amore la sintesi della legge e dei profeti, il cuore pulsante della Scrittura e dei precetti (vv. 37-40).

Un nuovo tranello dei farisei (vv. 34-36) – Il ritrovarsi insieme degli uomini religiosi da occasione di bene diventa progettazione di male. I farisei sperano in una mossa vincente: vogliono mettere alla prova (torna ancora il verbo peirázo) il loro avversario più temuto con una domanda formulata secondo lo schema dei dibattiti rabbinici e che tratta il tema della gerarchia dei comandamenti. Tra i seicentotredici (613) precetti della Torah si individuava infatti una graduatoria, relativa alla loro gravità e grandezza. Ora si attende una risposta da parte di Gesù che possa rivelare una sua erronea interpretazione della legge che lo screditi anche dinanzi alle folle. Gli avversari vogliono mettere in cattiva luce soprattutto il modo con cui egli legge la Scrittura.

Un amore polifonico che anima tutta la Scrittura (vv. 37-40) – Alla domanda-trabocchetto relativa al primo comandamento, Gesù risponde senza esitazione alcuna, coniugando due espressioni racchiuse nella Scrittura. La prima è: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Si tratta della ripresa di Dt 6,5 che il testo del primo Vangelo riporta con delle variazioni rispetto sia al Testo Masoretico sia al testo della LXX, sostituendo mente a forze. Gesù rimanda dunque alla necessità di un vero rapporto affettivo con Dio. Il precetto dell’amore per Dio è definito al v. 38 grande (megále) e primo (próte). Poi Gesù cita un precetto del Codice di Santità in Lv 19,18: Amerai il prossimo tuo come te stesso. La novità apportata da Gesù sta nell’unire questi due precetti e fonderli inseparabilmente, presentando l’esperienza religiosa come tensione tra due amori che non si contrappongono, ma che si sposano: quello a Dio e quello al prossimo. La misura dell’amore a Dio è assoluta poiché egli va amato liberando tutto il proprio potenziale dell’amore possibile. La misura dell’amore al prossimo è data dalla qualità della cura della propria vita. Se si ama Dio e si considera il prossimo come un altro se stesso, si sviluppa una splendida polifonia di affetti che fa la sintesi del messaggio delle Scritture. Tutta la Scrittura, infatti, è “appesa” (così il verbo Kremánnymi, “appendere”) all’amore, come a una corda che è tesa per unire.

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