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Il maestro e la musa. Ricordando Pirandello

pirandello.jpgIeri 28 Giugno ricorreva la data della morte del grande drammaturgo, scrittore e poeta Luigi Pirandello. Una fedele visitatrice del nostro sito di animo nobile e sensibile ci aveva inviato un suo pensiero sulla relazione di “amorosi sensi” tra lo scrittore e una giovane ammiratrice di molti anni più giovane di lui che divenne anche la sua speciale Musa Ispiratrice. Non siamo riusciti ieri a pubblicare il suo breve ma intenso elaborato e lo facciamo oggi con vera gioia ed ammirazione. Grazie Giusi Straface. (La redazione).

Leggere lettere d’amore mi entusiasma e mi incuriosisce, come quelle tra Pirandello e Marta Abba, Sibilla Aleramo e Dino Campana, Montale e Clizia, D’Annunzio e la Duse…
Luigi Pirandello e Marta Abba si conoscono nel 1925, lei ha soltanto 24 anni, attrice e da allora diviene per lei il suo maestro. Luigi Pirandello ha già 57 anni la ama e la considera la sua musa, per molti sarà un amore platonico, che durerà per tutta la vita.

Chi può capire il modo di amare degli artisti, pieni di sentimenti avversi, di passione e di tanta agonia! Penso anche a quell’addio che non sono mai riuscita a comprendere di Kierkegaard a Regine Olsen che la lascia perché la ama troppo per accettare di vivere una singola vita con lei. Vorrebbe amarla nell'infinito, ma l'infinito non appartiene alla creature. Questi amori distanti da quelli dannunziani, fuochi accesi, ardenti e poi perituri, o lontani e non corrisposti come quello di Grazia Deledda, offesa e lasciata soffrire, ma che lei, tenace continua a scrivergli e cercarlo. «…E io sento tutta l'umiliazione della vostra indifferenza, eppure vi scrivo e ne trovo piacere!».
Pirandello invece scriveva: 
“Io sono Te, come Tu mi vuoi; e se Tu non mi vuoi più, io – per me stesso – non sono più nulla, e vivere non m’è più possibile”. 
“Marta mia,/ eccomi di nuovo seduto a questo tavolino, col tuo ritratto davanti e la tua sveglietta che vorrebbe confortarmi col suo ticchettio”.                                                   Con la stessa enfasi scrive la famosa poesia “E l’amore guardò il tempo e rise”, egli, il poeta, crede nell'amore, quello che quando è vero, non passerà mai, nemmeno con il passare del tempo. Magari possiamo cercare di nasconderlo, ma dentro di noi sappiamo che è sempre presente e prima o poi ritorna.                                                Almeno gli artisti e i filosofi ci fanno respirare immortalità con l’amore. Amore non è né dio né un mortale. Amore è un demone, un essere tra gli dei e gli uomini, così pronunciò la profetessa Diotima a Socrate. E’ amore quello stato animato dal vibrante desiderio della sapienza, che non possiede, ma la aspira, e la cerca ardentemente in un perenne viaggio conoscitivo.

Giusi Straface

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