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Civita dice no al Tempio Crematorio

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civita panorama mini.JPGQualche giorno fa abbiamo saputo tramite la stampa locale che a Civita la popolazione si è ribellata ad una proposta dell’Amministrazione Comunale inerente l’apertura di un “crematorio” o per meglio specificare “Un Tempio Crematorio”. Come ormai tutti sanno Civita è diventata negli ultimi anni una meta molto ambita dai turisti per la sua caratteristica posizione ai piedi del Pollino e per la sua appartenenza alle comunità arberesh, motivi questi che insieme all’inalterato tessuto urbano medievale le hanno fatto assegnare la “Bandiera Arancione” del Touring Club, che la caratterizza come uno dei “Borghi più belli d’Italia”.

Tutto ciò, però, non giustifica questa specie di alzata di scudi contro un progetto che, tutto sommato, non danneggerebbe assolutamente le peculiarità del comune pedemontan

Se la struttura venisse realizzata all’interno del Centro Storico, non sarebbe certo un “belvedere”, ma non crediamo che il sindaco Tocci e i suoi collaboratori siano diventati pazzi da pensare una cosa del genere, sicuramente avevano previsto di destinare a tal'uopo un’area magari vicino al cimitero o comunque lontana dalla zona frequentata da turisti e visitatori. Addirittura a Civita si è costituito un “Comitato spontaneo” contro l’iniziativa, tant’è che il sindaco Alessandro Tocci ha deciso di revocare la delibera.

Per saperne di più sulle strutture di tal genere abbiamo scovato sul web la seguente nota:

“La cremazione è una pratica che sempre piu’ sta prendendo piede nella cultura funebre italiana. Anche la Chiesa cattolica ha preso atto di questa scelta e gia’ a partire dal 1963 e’ possibile farsi cremare senza andare contro i principi del Cattolicesimo.

Ma come funziona la cremazione?

Il forno crematorio è diviso in due parti sovrapposte, separate da una griglia di materiale refrattario. La combustione può avvenire  sia con  arroventamento delle pareti del forno per mezzo di resistenze elettriche o bruciatori a gas, oppure per fiamma diretta sulla bara. Le temperature che si raggiungono sono di 800-1000 gradi. La bara con la salma viene immessa mediante guide metalliche nella parte superiore e prende immediatamente fuoco. Le ceneri e le ossa calcificate cadono progressivamente nella parte inferiore del forno, dove si completa la combustione. Un sistema di ventilazione immette continuamente aria e quindi l’ossigeno necessario per la combustione. Dopo un paio d’ore, l’operatore, che può controllare l’interno del forno mediante uno spioncino, spinge dall’esterno i resti verso una zona di raffreddamento. Da lì vengono raccolti e posti su un setaccio a vibrazione, che elimina le polveri più fini. Quindi con una calamita viene separato il materiale metallico rimasto (chiodi della bara, eventuali protesi, ecc.). Infine le ceneri rimaste vengono raccolte e sigillate in un’urna, consegnata ai parenti che nel frattempo hanno atteso in una saletta vicina al forno crematorio.

La legislazione italiana non consentiva che le ceneri venissero disperse ma la recente promulgazione della legge 130 ha fatto venir meno il divieto di dispersione delle ceneri. È caduto conseguentemente l’obbligo di conservazione nei cimiteri, per tale motivo, ora, le ceneri vengono consegnate direttamente ai famigliari. La dispersione potrà essere effettuata solamente nei seguenti luoghi:

Sarà anche possibile conservare l’urna in casa, purché vi sia riportato il nome del defunto.

Non ci pare che una struttura del genere sarebbe di nocumento ai cittadini di Civita, porterebbe, anzi, qualche opportunità di lavoro in più. A questo punto i due propugnatori dell’idea Silvano Urciuoli, responsabile commerciale della società Araba Fenice proprietaria del “tempio crematorio” di Carpanzano, e l’imprenditore rossanese Enzo Curia stanno pensando di proporre altrove il loro progetto.

Aggiungiamo che un Tempio Crematorio, oltre ai locali “tecnici” dove avviene la cremazione come dianzi descritto, avrebbe eventualmente anche dei locali per una “Sala del Commiato”, uno spazio civile dove raccogliersi in un momento delicato della propria vita come quello dell’addio ad un affetto e altre aree per l’attesa e quant’altro necessario anche per l’accoglienza di parenti e amici dei trapassati. Insomma un’opera di civiltà innovativa e moderna, ma i civitesi pare non ne vogliano sapere, ci auguriamo che altre comunità della nostra area possano invece accettare una struttura secondo noi necessaria e utile.

Antonio M. Cavallaro