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I giovani e il futuro. Tema antico quanto il mondo

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Giovanni Paolo Tursi.jpgSento spesso dire che il futuro è dei giovani. Eh si, di quelli come me. Ma quanti come me si trovano a dover dire addio ai proprio sogni, a doverli riporre in un cassetto perchè non ci sono i presupposti per poterli realizzare?
Tutti si riempiono la bocca di tale proclama, ovunque si leggono motti simili, ma poi, nel concreto, che cosa si fa? Nulla. C'è una parolina magica che non viene tenuta per niente in conto, ovvero, meritocrazia. Ormai vanno avanti solo gli amici degli amici e coloro i quali si sono spaccati la schiena sui libri per anni sono messi ad un angolo.
 Parlo in generale, ovviamente, ma sono tanti i casi di giovani che hanno atteso invano, di quelli che sono costantemente fregati e presi in giro dai “vecchi” di turno.
L’Italia non è un Paese per giovani, il sistema in cui il potere è detenuto dagli anziani, gente con una età media molto avanzata rispetto al resto della Comunità Europea. La classe dirigente è formata sempre dalle stesse persone, c’è una lentezza assurda della carriera politica: lentezza nel ringiovanire e lentezza a lasciare spazio ai più giovani. Questa si chiama “gerontocrazia”.
Nel nostro Paese, però,  a trent’anni continui ad essere considerato un ragazzo, si sta a casa da "mamma e papà" e prima o poi si attende che arrivi il proprio turno.
Gli anziani sono la nostra memoria storica, coloro i quali dobbiamo ringraziare in eterno per averci reso ciò che noi siamo e che hanno compiuto battaglie per noi, e arrivati ad una veneranda età, è giusto debbano lasciare il posto ai giovani.
Io non mi arrendo e sono convinto che le cose cambieranno. Questo Covid ci ha insegnato molto in tale direzione. Se non ci fosse stata l'esperienza degli anziani non avremmo saputo da che parte iniziare, ma se non ci fosse stata l'intraprendenza dei giovani molti nuovi sistemi di comunicazione e tecnologici non ci avrebbero certamente agevolato in un periodo di paralisi totale.
Giovanni Paolo Tursi