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Cultura musicale: Cimarosa e De André

cimarosa_ritratto.jpg11 Gennaio - Questo giorno andrebbe sempre ricordato perché ha segnato, a circa 200 anni l’uno dall’altro, la dipartita da questo mondo di due grandi della musica italiana: Domenico CIMAROSA di Napoli e Fabrizio DE ANDRE’ di Genova. Due città che hanno sempre espresso grandi personalità nella musica.

L’11 gennaio del 1801 moriva a Venezia il compositore napoletano Domenico Cimarosa (1749-1801), uno degli ultimi grandi rappresentanti della Scuola napoletana e figura di spicco dell’opera buffa del tardo Settecento. Nel 1761 fu ammesso al Conservatorio di Santa Maria di Loreto (Napoli). Si perfezionò nel canto con il castrato Giuseppe Aprile e nella composizione con Niccolò Piccinni. Nel carnevale del 1772 debuttò come operista con Le stravaganze del conte. Del 1779 è il suo primo capolavoro, l'intermezzo L'italiana in Londra. Da qui in poi i tratti caratteristici della sua arte si faranno sempre più marcati. La sua fama di compositore iniziò a dilagare giungendo sino in Russia dove l’imperatrice Caterina la Grande lo invitò nel 1787 ad occupare presso la corte imperiale a San Pietroburgo la carica di maestro di cappella. Poco si conosce su questo suo soggiorno, ma l'assenza di notizie fa sospettare uno scarso successo della spedizione. Nel 1791, dopo soli tre anni di permanenza in Russia, intraprese il viaggio di ritorno verso l’Italia sostando a Varsavia. Nel dicembre del 1791 giunse alla volta di Vienna (proprio nel mese in cui morì Wolfgang Amadeus Mozart), città che ben lo accolse; l’imperatore Leopoldo II lo nominò maestro di cappella di corte, gli offrì subito un elevato stipendio, un appartamento nel palazzo imperiale e lo mise in rapporti con il librettista e poeta di corte Giovanni Bertati. Da questo collaborazione nacque il suo capolavoro più noto: Il matrimonio segreto. Rappresentato al Burgtheater il 7 febbraio 1792 ebbe un tale successo che nella stessa sera della prima, per volere dell’imperatore in persona, fu interamente replicata da cima a fondo (caso unico nella storia dell’opera). Dopo un’assenza di circa sei anni, Cimarosa fece ritorno a Napoli nella primavera del 1793. Fra i lavori composti dopo il suo rientro a Napoli spiccano I Traci amanti (1793), tributo del compositore alle "turcherie" di moda nel '700, Le astuzie femminili (1794) e Gli Orazi e i Curiazi (1797), la più pregevole delle sue tragedie per musica nella quale sono evidenti le sue simpatie repubblicane. Durante la Repubblica Napoletana del 1799 entrò infatti nel partito liberale e al ritorno dei Borboni fu arrestato e condannato a morte. Solo grazie all’intercessione di alcuni suoi influenti ammiratori la sentenza fu commutata in 4 mesi di carcere e poi nell'esilio. Lasciò quindi l’amata Napoli con l’intenzione di recarsi nuovamente a San Pietroburgo, ma i suoi problemi di salute lo costrinsero a rinunciare. Si stabilì a Venezia, dove morì l’11 gennaio 1801. Con lui scompariva l’ultimo dei grandi operisti di scuola napoletana, forse l’unico equiparabile a Mozart per la squisitezza del trattamento delle voci, la cura dell’orchestrazione e la felice invenzione melodica. L'attività operistica di Cimarosa (circa 70 lavori) fu costantemente accompagnata dall'interesse per la musica strumentale con (tra le altre cose) 38 sonate per clavicembalo e 81 per il fortepiano.

fabriziodeandre.jpgL'11 gennaio del 1999 (20 anni fa) moriva il cantautore e poeta genovese Fabrizio De André (1940-1999). Maestro riconosciuto di generazioni di cantautori italiani, "Faber" viene ricordato come il poeta degli emarginati, della libertà e dell'ironia dissacrante. Genovese doc, Fabrizio Cristiano De André scoprì il sacro fuoco della musica ascoltando Georges Brassens, uno dei più grandi cantautori di sempre, da cui fu influenzato anche nell'avvicinamento agli ideali anarchici. Esponente di spicco della gloriosa scuola genovese, che include artisti del calibro di Luigi Tenco e Gino Paoli (con cui condivise gli anni della gavetta), s'impose sulla scena musicale a partire dal 1964 grazie al brano La canzone di Marinella, primo sublime esempio del suo stile poetico fatto di metafore ed immagini pittoriche. Altri capolavori di profondo realismo e ricercatezza lessicale, come Il pescatore, La guerra di Piero e Creuza de mä, scandirono i suoi circa 40 anni di carriera artistica, vissuta all'insegna dell'anticonformismo e dei temi del pacifismo e della nonviolenza. Vittima insieme alla moglie Dori Ghezzi di un rapimento conclusosi positivamente, si spense a Milano nel gennaio del 1999 per l'aggravarsi del carcinoma polmonare diagnosticatogli cinque mesi prima.

CLICCARE QUI' per ascoltare la più popolare canzone di De André "La Canzone di Marinella" cntata da Joan Baez

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