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"Ostaggi", film girato tra Cosenza e Rende

ostaggi (2).jpgVenerdi sera 18 Novembre scorso, invitato dal carissimo amico Pasquale ARNONE, che da molti anni si occupa di cinema in questa nostra terra calabra, ho assistito alla “prima” - per Cosenza ovviamente – del film “OSTAGGI”, opera prima in qualità di regista dell’attrice Eleonora IVONE, che recita anche nel film. Anche se non vengono mai citati i nomi dei luoghi in cui le scene sono state girate, appare chiaro che si tratta del centro storico di Cosenza in alcune brevi scene della primissima parte del film e poi il tutto si svolge nell’area del Metropolis di Rende. Per noi calabro-cosentini è giusto che si sappia e si capisca che nella scelta delle location c’è lo zampino di Pasquale che in queste faccende è un autentico maestro. Il film nell’insieme racconta la storia di un piccolo imprenditore locale in una imprecisata località italiana, il quale messo alle strette dai debiti pensa di risolvere i suoi problemi con un’azione pericolosa ed arrischiata: rapinare un furgone blindato e tentare di farla franca. Ovviamente così non è, perché alla fine viene individuato ed è costretto a rifugiarsi in una panetteria, all’interno della quale si svolge la parte più interessante di tutta l’opera cinematografica. Appare subito chiaro che il film è tratto da un'opera teatrale, in questo caso si tratta di una commedia di Angelo Longoni nella vita compagno della regista Eleonora Ivone. Mi sono particolarmente piaciuti i dialoghi tra i protagonisti all’interno della panetteria, dove la casualità fa incontrare cinque personaggi molto diversi l’uno dall’altro: un panettiere interpretato magnificamente da Francesco Pannofino, un’anziana signora che vive da sola, nei cui panni ho ammirato la bravissima attrice, prevalentemente di teatro, Elena Cotta, un immigrato clandestino venditore ambulante perfettamente interpretato da Jonis Bashir, una procace prostituta, ruolo in cui si è splendidamente calata la bella e brava attrice spagnola Vanessa Incontrada e infine il protagonista di tutta la vicenda il disperato imprenditore Gianmarco Tognazzi. In alcune recensioni del film ho letto che la presenza di Pannofino in alcuni momenti drammatici, a causa della sua innata comicità, dava un tocco poco credibile alla vicenda rendendola un po’ farsesca, personalmente ritengo invece che abbia offerto una lettura meno anglosassone e più italiana al racconto. Non ritengo opportuno raccontare la trama del film che vi invito ad andare vedere, ma penso sia importante mettere in rilievo i personaggi che si muovono all'sterno della panetteria, in particolare un commissario di polizia e il suo aiutante nei cui panni si sono ben destreggiarti due attori di consumata esperienza drammatica, Alessandro Haber e Marcello Arnone (cosentino DOC e fratello di Pasquale), la negoziatrice, esperta criminologa, prototipo delle tante giovani che ogni tanto anche dal piccolo schermo televisivo vediamo sputar sentenze su terribili fatti di cronaca nera, a cui la regista-attrice Eleonora Ivone dà volto e anima e infine anche la figlia dell’imprenditore interpretata da Andrea Tognazzi, figlia di Giammarco, che con la sua apparizione seppur di pochi minuti riesce a dare prova di talento, sono sicuro che la vedremo ancora anche in ruoli più impegnativi.

arnone presentazione.jpg(foto: Pasquale Arnone con la conduttrice della serata) La vicenda del film è un concentrato di personaggi che s'incontrano un po’ dappertutto al giorno d’oggi in Italia.  L'imprenditore disperato che dopo anni di fatica ed ha avuto un certo successo si vede costretto per sopravvivere a ricorrere ad una rapina, non solo per salvare se stesso, come dice durante il dialogo col suo avvocato, ma per poter “pagare i suoi 30 operai” - é giusto che a questo punto debba ricordare nei panni dell’avvocato spocchioso e traditore, Cesare Bocci, impeccabile come sempre – l’anziana signora che vive in solitudine con poco ma decorosamente, l’ambulante clandestino e coraggioso, il panettiere pusillanime dalla vena razzista da "italiano medio" , la pragmatica prostituta  che alla fine con nonchalance consiglia il comportamento da tenere all’improvvisato rapinatore basandosi sui ricordi di scene di film americani in situazioni similari, il commissario dal fucile facile e infine la criminologa, moderna figura femminile, che con l'arma del dialogo riesce alla fine a evitare epiloghi drammatici alla vicenda. Termino queste mie brevi considerazioni, ricordando che la serata prima della proiezione è stata arricchita dalla presenza sul palcoscenico di alcuni dei protagonisti del film tra cui la regista e lo sceneggiatore-autore che hanno decantato l’accoglienza avuta in Calabria, esperienza che si sono augurati di ripetere, a noi calabresi non resta intanto che andare a vedere il film e di augurarci che attraverso il potente mezzo cinematografico, della Calabria venga raccontata una storia diversa da quella che comunemente e acriticamente viene diffusa da molti dei mass media nazionali e internazionali; aggiungo che mi duole molto aver constatato che in molte recensioni del film non viene mai citata la nostra regione, certo non come protagonista, ma almeno come luogo scelto per le riprese.

Antonio Michele Cavallaro

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