Questo sito utilizza cookie per garantire il corretto funzionamento delle procedure e migliorare l'esperienza d'uso delle applicazioni. Se vuoi saperne di più o negare il consenso clicca su info. Continuando a navigare o accettando acconsenti all'utilizzo dei cookie.

IMPERATIVO: RIPOPOLARE LA NAZIONE!

0 ISTITUTO LUCE SINISTRA.jpgIl finalmente rinato cinegiornale Film Luce Sinistra (brrr), sotto la direzione di Iosif Stalìnafrica, c’informa come, la drammatica evidenza del mancato aumento demografico della nostra Patria, imponga “che la parola d’ordine sia, da oggi, una sola, categorica ed impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all’Oceano Indiano: ripopolare! E ripopoleremo, per dare finalmente, come implorato dalle Multinazionali, un lungo periodo di aumento demografico all’Italia.”.

Guardate le lande desolate e deserte che gli stanchi lombi degli Italiani hanno prodotto!

Benvenuti! Schiamazziamo in coro all’arrivo delle torme africane. Con esse risolveremo il problema dell’inesorabile scomparsa della stirpe italiana.

Ecco che, come per incanto, renderemo di nuovo ricchi, e frementi di energia vitale, tutti quei paesi abbandonati dagli ormai pigri, indolenti e sonnolenti abitanti tradizionali.

Con apposite navette, subito dopo lo sbarco, questi salvatori della Patria verranno trasportati ad affollare le deserte librerie e biblioteche sparse inutilmente sul territorio.

Dotati, sempre prontamente, di camici bianchi (senza sottintesi razzisti), verranno distribuiti nei desolati laboratori di ricerca, per risolvere gli interrotti grandi quesiti: “Chi siamo? Dove andiamo?”, oppure “Dove sta Zazzààà, o Maronna miaaa…”, od anche “Io cerco la Titinaaa, la cerco e non la trovooo…”, e finanche “L’Araba Fenice, che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa…”.

Ma anche vaste zone desertificate di città famose saranno ripopolate.

Il Foro Romano: sgarrupate colonne e precipitati capitelli fanno bella mostra di sé soltanto a colonie di gatti randagi; in esso, i nuovi arrivati, potranno costruire le loro capanne di fango, paglia e sterco di vacca, restituendo ai quei luoghi desolati l’effervescente perduta vita.

1 Foro Romano ripopolato.jpg

La dolorosamente abbrutita Pompei, putrescente piaga urbanistica mai risanata? Essa, rimpolpata dei vivaci ed arzilli nuovi cittadini, tornerà all’antico splendore.

E le chiese? Oggi private dell’antico ampio devoto afflusso di fedeli? Esse, trasformate in più attuali Moschee, torneranno a riempirsi del vispo afrore di piedi praticanti.

Sul fronte politico verrà risolta anche l’annosa e penosa questione del lavoro nero, cancellato da un deciso intervento antirazzista: nero? Orrore! Sarà lavoro e basta!  Il Pd, che si vanterà dell’operazione, potrà sbandierare sia l’aumento degli occupati, sia l’emersione del fetido sfruttamento.

Anche nuove liste politiche potranno nascere e titolarsi “Più Africa” e “Bingo Bango Bongo non restare lì nel Congo, vieni subito quiii!” (vezzoso remake del “Bingo Bango Bongo stare bene solo al Congo non mi muovo no no…” canterellato da Sofia Loren nel film del 1954 “Peccato che sia una canaglia”).

2 Peccato che sia una canaglia.jpg

Anche l’industria cinematografica nella rinata Cinecittà (al Tuscolano romano), trarrà notevoli benefici. Il remake del noto film “Indovina chi viene a cena?” , vista la recente, pare, reintroduzione sul palcoscenico nazionale dell’arcaica, nobile, consuetudine al cannibalismo, verrà prodotto e girato con il nuovo, accattivante, titolo “Indovina di chi siamo la cena?”. Nel quale un sostituto dell’allora perplesso Spencer Tracy, finirà cucinato brodettato dallo spasimante della figlioletta (con  aggiunta di guanciale alla ricetta originale, per evidenziare la felicemente raggiunta integrazione).

Novità anche per l’Alto Jonio Cosentino. I solerti Soprintendenti del sito della Sibaritide, dopo essersi sparati una ventina di milioni stanziati per ripulire le vestigia degli scavi dal fango delle alluvioni del 2013, per realizzare in realtà delle cosiddette “trincee drenanti” (titolazione mimetica per non rivelare la loro vera segreta natura di avamposto difensivo in caso di ipotetici sbarchi di Turchi alla marina), ed avere, ovviamente, tralasciato di sgombrare il fango dalla zona denominata “Casa bianca”, per chiari motivi antirazzisti (dalla Gazzetta del Sud: il fango avvinghia ancora l’area archeologica “Casa bianca”), potranno ripopolare il sito facendo godere ai nuovi arrivati la stessa mollezza e ricchezza di costumi degli arcaici Sibariti, allora abitanti della zona.

È una dura battaglia che bisognerà vincere: e vinceremo!

Maurizio Silenzi Viselli