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La giustizia (poesia)

La-Giustizia.jpgHammurabi!

Una bellissima donna idealizzò,

di porpora e seta la vestì,

di una spada armò la mano sinistra,

una statera a due piatti

le mise nella mano destra,

con dorata corona le cinse la testa;

la spada per giustiziare,

la stadera per pesare e giudicare.

Dal Codice nacque la Legge:

patto sociale virtuoso,

regole eque nel rispetto altrui

per convivenza sociale.

Zeus in un amplesso divino

generò Dike, dea della Giustizia;

con venerazione gli uomini

s’inchinano alla dea,

timore incute il tempio di Astrea,

Nel susseguirsi degli uomini muta il potere.

L’uomo avido d’immunità partorì l’ingiustizia.

Adikia crebbe mimetizzata e forte

nelle pieghe del comando.

Adagio, la giuridicità fu spogliata:

della dignità, l’etica, la saggezza,

l’imparzialità, l’equità, la rettitudine,

di stracci fu rivestita, senza la stadera.

Nell’orgia del potere

una semplice concubina è la legalità.

Per necessità o scelta di vita,

i figli della miseria umana

cadono dalla linea della giustezza,

severa è la pena per gli afflitti.

Il Giudice!

Uomo con le sue debolezze,

giudica con parzialità le frodi del potere,

emette sentenza: il fatto non sussiste;

il potere non si autocondanna,

la giustizia è l’utile del potere,

un esercizio senza legge.

Nella sottile linea della legalità

si perpetra la più efferata ingiustizia

in nome di una giustizia disuguale.

Chi governa con arroganza e ingegno,

propone, approvandosi le sue leggi.

Luigi Visciglia