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Cassano: La scuola di un tempo

scuola siena.jpg(foto: La scuola elementare di Via Siena - 1930) A coloro che da parecchi decenni (ahimè anch’io fra questi) hanno lasciato i banchi,  tornano in mente spesso i  giorni passati nelle vetuste e austere classi della “Scuola Elementare” di Via Siena a Cassano. Insieme ai volti dei nostri compagni non sfuggono al nostro ricordo i visi e l’aspetto dei nostri maestri e maestre, che con i loro insegnamenti talvolta impartiti con metodi “energici”, ci hanno trasmesso quei saperi che ci hanno poi accompagnato durante gli studi successivi e tutt’ora fanno parte del nostro bagaglio culturale personale. Il nostro carissimo amico e assiduo collaboratore, Francesco Doni, ci ha inviato una nota contenente straordinari ricordi della scuola e dei suoi personaggi di tempi passati, che hanno costituito un baluardo forte e sicuro contro l’ignoranza e l’analfabetismo imperante. Se oggi sono stati sconfitti i mali atavici prodotti dalla non-conoscenza lo dobbiamo anche a loro. Dal profondo del cuore diciamo loro,  GRAZIE. /A.M.C.) (Le immagini ci sono state fornite da Ciccio Doni e da altri amici))

 

A  tutti  loro   la  nostra  riconoscenza:  Gli insegnanti elementari

"Il fatto è fuor di dubbio : sa scrivere e contare ,
   sa insegnare alla scuola , al coro sa cantare ;
   Lui sa le lunazioni ,  prevede la tempesta                              
ed il vecchio latino ancor gli frulla in testa"

Forse le conoscenze di un maestro elementare  non erano vaste e diversificate  come generosamente    supponeva    l’abate    Delille nel secolo   XIX  ,  ma    la   condizione di  insegnante  elementare,  tra gli anni 40 e 50 del secolo scorso ,  assume << corpo >> in  dignità e competenza e diventa,a mio sommesso parere, missione.
Sono gli insegnanti elementari di quegli anni a traghettare gli scolari da  un  mondo velleitario e << imperiale>> a quello più semplice: saper leggere,scrivere, a far di conto e guardare tutta intera la realtà  terribilmente amara del loro tempo.  L’indice di alfabetizzazione   degli anni ’40 risulta desolante. Infatti nel censimento generale  del secondo dopoguerra, nel 1951, la << qualifica >> di analfabeta  venne collegata non  più a coloro che non sapevano scrivere il proprio nome,  ma a coloro che non sapevano leggere e scrivere.
Chi scrive queste note ricorda che negli anni ’60 i pensionati per   riscuotere l’assegno di pensione di 18.960 lire, ogni due mesi, dovevano ricorrere a due testimoni che apponevano per la quietanza la  loro firma .
scuola_insegnanti.jpgDa quel censimento risultò che il maggior numero di analfabeti erano in Basilicata e poi nella nostra Calabria .
Ma è interessante notare come la stessa Calabria e Basilicata registravano una più alta percentuale di laureati, più  del Piemonte o della stessa Lombardia.
Senza voler ripercorrere tutti gli interventi governativi, dalla legge  Casati  1859 sino alla riforma Gentile  1923, l’iter per dare a tutti la scuola pubblica è stato assai lungo e tortuoso .
Sono nato nel 1936  ed appena compiuti sei anni ho incominciato a frequentare la scuola  elementare di via Siena. L’edificio, agli occhi di  noi piccoli, appariva enorme, smisurato: era stato costruito agli inizi degli anni ‘30 e dimostrava tutta l’imponenza dell’epoca fascista.
Non eravamo  molti, solo i più fortunati e pochissime le ragazze.
Ora  tenterò di ricordare i nomi di quei maestri. Sono  tanti e forse qualcuno l’ho  dimenticato.
Antonio Marcelli  , Domenico Lione, Antonio Gori,  Giuseppe  Di  Francesco, Giuseppe  La Rocca,  Leonardo   Adduci,  Alfredo  Lanzillotta ,  Ferdinando Fasanella ,  Giuseppe  Conte , Domenico  Minervini , Francesco  Pagliaro, e infine il direttore didattico: don  Riccardo  Umbriano:  il signore   dalla  battuta  facile, venata  da  una arguzia sottile e scintillante tanto da ricordare Lucilio o meglio il dotto Ennio .
Per l’intero ciclo il  professore Marcelli (nella foto in basso)  fu  per me come un padre e allorché, a fine carriera venne insignito dalla medaglia d’oro dal Ministero dell’Educazione Nazionale,  tutti i colleghi parteciparono alla festa e un numero considerevole di alunni gratificò il vecchio ,  caro, loro maestro.  Sul suo volto rugoso,  paterno, lessi commozione e ricordi.                                                                                                                                              ( foto a destra: prof. Antonio Gori)  MAESTRI_GORI.jpg
 MAESTRI_MARCELLI.jpgUna vita spesa al servizio del suo << dovere >> . La   medaglia d’oro  fu la ricompensa per il servizio  prestato : più di 40 anni .  E poi le signore maestre:  Maria Cassano, Luisa Trocini ,  Maria Basta , Lina Basta ,  Carla  Capaccio, Elena Ferrari,  Emma   Audisio ,  Linda  Graziadio, Ida Nicolò,  Ada Fera, Rita Lanza,  Elisa Vuozzo, Carmelina Gambardella, Carmela  Raimondi, Marietta Cersosimo -  Solo agli inizi del 1950 conseguirono il diploma magistrale  diventando  insegnanti  Wanda  Pontieri,  Concetta  Campana, Salvatore Raimondi,  Antonio Arcidiacono –  mio   compagno   alle elementari   –  Delia  Giannicola , Olga e Concetta  Guaragna, Letizia  Cecere, Letizia Di Vardo, Giuseppe  Gaudiano,  Aurelia Cersosimo, Olga Moretti, Vincenzo Taranto, Giuseppe Papasso:   hanno dato lustro e profuso tanto:  numerosi sono oggi  i  professionisti  loro alunni.
Da non dimenticare Francesco, Vincenzo e Lidia  Ciappetta. Da ricordare il senatore Luigi Bloise  che per lunghi anni insegnò in via Siena ed inoltre  –   futuro  direttore   didattico   -  Antonio   Di   Matteo.
Certamente  avrò dimenticato tanti altri  a cui chiedo  scusa  ma  la mia  non è la prodigiosa  memoria  di  Pico   della  Mirandola. Tutti  mostravano semplicità di modi, vestivano  in modo dimesso.
La dignità del loro impegno e del loro lavoro eccelleva e faceva scuola . Da casa mia, appena l’orologio dai cento tocchi   suonava le otto del mattino, mi avviavo e  dopo pochi passi c’era il mio maestro che mi aspettava, e  con Lui, raggiungevo via Siena , ove era ubicato l’edificio scolastico. Erano quasi sempre le mamme ad accompagnare i piccoli scolari . Suonava la campanella: era il segnale che si poteva entrare e tutti di corsa  e il fiato in gola per prendere il posto che il maestro  aveva assegnato .
Ecco l’appello, molti erano assenti: il morbillo, la scarlattina e altri piccoli malanni avevano dimezzate le presenze . Ma l’insegnante  iniziava il suo lavoro : "Ragazzi,  prendete il quaderno e la penna : oggi faremo DETTATO" MAESTRI1.jpg
Con voce chiara e tonante, sillabando le parole, iniziava a dettare, ripetendo quasi sempre due volte la stessa parola.  In ogni aula  c’ erano dodici  banchi disposti  su  tre  file:  due  alunni  per  ogni   banco .
Assorti e pensierosi, le orecchie tese, lo sguardo rivolto al maestro  cercavamo di fare un buon compito .   Molte volte iniziava una battaglia: era l’inchiostro che si versava e rendeva le nostre  piccole mani simili a quelle di un carbonaio.
Ed ecco la voce grave del maestro "povere  mamme : perché non state più  attenti  !!" , e quella stessa  voce aumentava di  intensità  per  gli strafalcioni  commessi  che erano tanti.  Diventava ancora più grave quella voce allorché le unghie delle mani erano lunghe o  le orecchie assai sporche.  Anche l’igiene della  persona   faceva  parte del compito demandato al maestro.
La parola sciopero non era menzionata nel vocabolario dell’epoca: anzi sconosciuta. Era  la fiammella  di una lucerna accesa a farci leggere,   la  sera,  a casa : l’energia elettrica mancava . (foto di gruppo in alto)
MAESTRI_PAGLIARO.jpgLa pedagogia,  come  si  intende  oggi   era   una  chimera . Si parlava di pedologia,   termine  ormai  trapassato. Furono i  contributi  scientifici di Enrico Pestalozzi, Maria  Montessori,  Aldo Visalberghi, Maria Corda Costa:  studi approfonditi di psicologia  dell’età evolutiva in cui  il bambino diventa "uomo"  e le  categorie kantiane diventano "certezze".
Fu   Jean Piaget  che nel 1947  dette alle stampe  "la psicologia dell’intelligenza" ove viene posto il problema  dei rapporti  con la percezione, visti alla luce  della  concezione dell’intelligenza  come forma di equilibrio  cui tendono tutti i processi conoscitivi e i problemi che riguardano  lo sviluppo  dell’intelligenza  nella sua forma  di  atto mentale.  Una  materia,  questa, affascinante a cui dedicarono una vita  in tanti.   Rileggere oggi gli scritti di don Lorenzo  Milani: "Lettere pastorali e Lettera a una professoressa" significa comprendere come  era necessario dare la parola ai poveri e non parlare ai poveri e fornire loro gli strumenti necessari per comprendere il contenuto dei giornali. il  significato delle parole; smascherando  le incongruenze dell'informazione gestita per fini ideologici ;  cercando  di far nascere nei suoi uditori quel senso critico che li avrebbe fatti diventare cittadini sovrani a pieno titolo.
Ma leggere il giornale, oltre a sviluppare un forte senso critico, doveva  permettere di prendere confidenza con la parola , strumento  indispensabile  di emancipazione .
(foto a sinistra: Prof. Francesco Pagliaro)
Oggi la scuola di via Siena è intitolata a Don Lorenzi Milani e il plesso all’ins. Giuseppe   Conte:  dopo tanti anni  altri ragazzi la frequenteranno e a tutti loro  va il nostro augurio sincero e sentito.  La digressione può  bastare. Devo tornare  ai miei vecchi cari maestri : rendere loro  l’onore  che meritano. Anche i   vestiti  risultavano   modesti, la guerra non ci permetteva quasi nulla : un  piccolo grembiule o la cartella dove riporre il sussidiario ,il quaderno e la penna restavano desideri che quasi nessuno poteva permettersi . Su quei  banchi ho imparato a leggere , a  scrivere . Ho  conosciuto tanti compagni : molti li ho persi  per via , i più emigrati all’estero per lavoro, nella vicina Svizzera o nelle lontane Americhe, altri rapiti da “sorella  Morte“. Ma di tutti conservo un dolce ricordo: i giochi , le marachelle, gli scherzi e il mondo dei sogni che mai si realizza .
Gli antichi con perfetta ragione  affermavano che la felicità è la realizzazione di ciò cui la natura aspira . Possiamo allora dire che nelle idee noi troviamo la felicità; il  dialogo di Senofonte "Gerone  o della tirannide" ,  il poeta lirico SIMONIDE   (VI – V  secolo a. C.)  trattano  dei beni che danno  felicità  quando li si possiede o infelicità quando mancano .
Ci sono persone per le quali i veri beni sono quelli dell’anima; l’amicizia, l’ amore, la saggezza, l’armonia con i propri simili. Per me è un bene profondo il loro ricordo: visi ingenui, occhi  spiritati e pervasi  dall’innocenza  propria  di  quella  età.  Un tesoro che porto nella mia bisaccia .
La disciplina  viene mantenuta  attraverso  la paura  fisica delle punizioni: la  bacchetta ,  la riga, la frusta sono gli strumenti disciplinari e molti maestri ne fanno uso. Sulle nocche  delle mani i colpi si abbattono e fanno male . E  il pianto risuona  nel silenzio sbigottito di tutti gli altri piccoli alunni.
Tra i banchi di via Siena ho trascorso cinque anni ed ho imparato tanto. All’esame di ammissione alla scuola  media , un sacerdote, il cui nome resta famoso non solo per la sua appartenenza politica, era democristiano, ma per aver tratteggiato in modo ammirevole i personaggi dei    "Promessi Sposi "  di   A. Manzoni   -  si chiamava don Luigi  Nicoletti,  ed era  commissario d’esame  -  tentò in tutti i modi di mettermi a  disagio : non  vi riuscì e dovette complimentarsi.  Qual'è  il participio passato  di soccombere?   E il passato remoto di redimere ?
L’alunno era ben preparato, il suo maestro, Antonio Marcelli, ne andò fiero. E  quasi tutti superarono la prova in modo brillante.
Il 1948!   L ’anno in cui ho terminato il ciclo delle elementari  e   i nostri padri  furono chiamati a  fare una scelta  decisiva  per le sorti del nostro paese. L’ anno della   libertà e  della democrazia. Era il 18 aprile. Molti dei nostri insegnanti ci aiutarono a capire, accettare e partecipare al  "nuovo"  che stava  iniziando.

Và pensiero    sull’ali dorate
Và ti posa sui clivi , sui colli
Ove olezzano   tepide e molli
L’aure dolci del suolo natal  .

In  questi versi  che  cantavamo  in  quelle  aule  stava  riposto  il   nostro   futuro . Non so se sono riuscito a  far rivivere , almeno in parte , il loro attaccamento al dovere , la loro spontanea  vicinanza a tante  piccole creature bisognose di affetto e di sapere , ma , certamente , a distanza di tanti anni , il loro ricordo rimane  vivo e presente . Per tutto questo , oggi , posso  a  fior di labbra,   per tutti i nostri cari Vecchi  insegnanti , esternare   la mia  gratitudine  sincera  e  la  semplice ,  modesta preghiera  di un credente .
 (foto a destra: Gita a Metaponto anni '70)
Post  scriptum
Sono trascorsi 74 anni dal 1943  e il legislatore , alla luce dei mutamenti avvenuti e degli studi severi della pedagogia  più  illuminata ,  ha  provveduto  a dare una veste  più dignitosa  e adeguata  alla professione di insegnante. Erroneamente  fino a poco tempo addietro  si riteneva , secondo la tesi gentiliana ,  che chi fosse latore di cultura  avesse anche le capacità  e l’attitudine all’insegnamento . Ma  è da poco  che è stata radicalmente modificata  tale  impostazione  e si è introdotta non solo  "la laurea"  per i maestri ma  un biennio di specializzazione  didattico-metodologica  per quanti aspirano all’accesso all’insegnamento  nelle scuole secondarie  di primo e secondo grado  .
L’ abate   Delille   potrebbe   oggi   essere   pago   e  soddisfatto. La scuola, come la vedo io, è un organo "costituzionale" . Ha la sua posizione , la sua importanza al centro di quel complesso di organi che formano la Costituzione. Come voi sapete (tutti voi avrete letto la nostra Costituzione), nella seconda parte della Costituzione, quella che si intitola  "l'ordinamento dello Stato",  sono descritti quegli organi attraverso i quali si esprime la volontà del popolo. Quegli organi attraverso i quali la politica si trasforma in diritto, le vitali e sane lotte della politica si trasformano in leggi .
Ora, quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà  naturale la risposta: sono le Camere, la Camera dei deputati, il Senato, il presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, la quale invece è  un organo vitale della democrazia come noi la concepiamo.
                                - sono  parole di  Calamandrei -  
 
Francesco Doni