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La Via della Seta … passa per Bagamoyo

bagamojo.jpgLa stampa specializzata in materia di portualità e logistica ha riportato, l’altro ieri, una notizia che ho letto con un senso di stupore.

La notizia è questa: Il Presidente della Tanzania ha sospeso, momentaneamente, la realizzazione di un porto che la Cina intende realizzare nel paese africano nell’ambito della Belt and Road ( La Via della Seta ).

La multinazionale cinese China Merchants Holding International ha, infatti, in corso di realizzazione in Tanzania a Bagamoyo il più grande porto dell’Africa Orientale che si chiamerà, appunto, il Porto di Bagamoyo !!

E’ un mega progetto grazie al quale “Bagamoyo” dovrebbe trasformarsi nella Shenzen della Tanzania.” Shenzen è uno dei più grandi porti commerciali del mondo.

Bagamoyo, ora, è un piccolo porto e si trova, come è a tutti noto, nella costa sull’oceano indiano di fronte all’Isola di Zanzibar. E’ stata la capitale dell’Africa Orientale Tedesca per alcuni anni.

Lo stupore da dove nasce?

Bagamoyo evoca un punto significativo del nostro territorio sotto il profilo della ricchezza ambientale e paesaggistica. Cassano ha molte e diffuse risorse naturali ed ambientali : un territorio variegato ove si realizza un intreccio non comune di fattori naturali di sviluppo. Ma accanto alle risorse materiali, Cassano accomuna un patrimonio di risorse immateriali.

Sibari non è solo un luogo ma è un nome che evoca una civiltà, una storia, un qualcosa di indefinito: una vaghezza che sta tra la storia e la leggenda che, però, ha una forte valenza attrattiva ed evocativa.

Forse noi negli anni abbiamo insistito più sul luogo il cui utilizzo si è tradotto spesso in una sorta di pubblicità ingannevole e non abbiamo valutato appieno la forza attrattiva del “nomen”.

Per Bagamoyo, pur con le dovute differenze, è andata sicuramente peggio. Da quando è iniziata la costruzione della struttura ricettiva che si sviluppava in senso orizzontale – una novità avveniristica per quei tempi- Bagamoyo è rimasto solo un nome legato ad un complesso turistico.

Per la verità, il nome “esotico”, a prima vista incomprensibile, destò innegabili curiosità interpretative: Bagamoyo divenne per tutti “il luogo ove si lascia il cuore“. Per esaltarne le capacità attrattive dal punto di vista della promozione turistica si pose forse l’accento sul significato metaforico di “Bwaga moyo”: luogo ove si ritorna, perché luogo dei sogni e luogo della felicità”.

remote.jpgAnche se la storia vera di Bagamoyo è una storia triste di commercio di schiavi: quando arrivi a Bagamoyo con le catene ai piedi, lascia ogni speranza e deponi qui il tuo cuore!

Ma questo intervento innovativo, frutto di un’imprenditoria che sapeva guardare al futuro e che delineava scenari fuori dal comune, si calava in un contesto che pur vivendo profonde trasformazioni, forse non recepiva nella sua interezza la qualità delle risposte che si davano ai bisogni di crescita e di sviluppo.

Tant’è che su queste risposte è calato l’oblio !

Non c’è dubbio: Bagamoyo meritava un’attenzione diversa: ha una forza evocativa fortemente espressiva che ora i Cinesi riscoprono convertendo il piccolo porto - il più grande mercato di schiavi dell’Africa orientale – nella più grande struttura portuale della costa rivolta verso l’India, la Cina e le “Tigri asiatiche”.

Forse è il caso di recuperare il nome “Bagamoyo” per farne un “toponimo” (un luogo, una contrada, una via, una Piazza ..).

Forse è poco, ma Bagamoyo diverrebbe una risorsa immateriale che ci costringerebbe, leggendo il suo nome su una piazza , a riflettere sulla storia e sui destini del nostro territorio.

Giuseppe Aloise