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“Pensiero forte”, “Pensieri deboli”

incendio brasile-.jpgDopo il Virus potrebbero esserci altre occasioni di ripensamento, ma si fa per dire! intanto che gli attuali sistemi provvedano per tempo a eliminare o mitigare le loro distorsioni o affidandosi a processi di autoimmunizzazione!!!

Malgrado le tinte delle rappresentazioni apocalittiche, c’è del realismo in giro come il marcio nel Castello di Elsinore, ed a nulla vale rabberciare soluzioni senza identità.

Troppe risorse umane sono disperse nella emarginazione e nelle innumerevoli relazioni interrotte con una gioventù troppo spesso annegata nella droga e nel “non credere”. È una perdita terribile di patrimonio umano che fa rabbia come la fa una decisiva occasione perduta.

Incerti, ci interroghiamo sulla funzione della scuola orientata al semplice apprendimento di un mestiere o ad uno strumento di promozione umana culturale e civile come è stata nella nostra tradizione degli studi sia umanistici che tecnici.

Quanti di essi, divenuti adulti mostrano di affogare e perire nelle deleghe a “coloro che comandano”, protagonisti di politiche oscure è borsistiche” che si dileguano al primo rintocco della campana della responsabilità. Cosa costa alla umanità la disoccupazione di milioni o miliardi di persone e a causa sua la disperazione e la rassegnazione?  

Ci domandiamo del Corona virus ma non ci domandiamo come produciamo l’energia e come produciamo “tout court”, molte volte negando una vita dignitosa ai lavoratori dei paesi più poveri e inducendo la instabilità ai lavoratori dell’occidente. Si dice che la globalizzazione abbia dato da mangiare a circa 3 miliardi di abitanti del pianeta; sarà vero ma è vero anche che molte volte ciò è diventato strumento di strapotere dell’uomo sull’uomo per cui una sparuta minoranza detiene la stragrande maggioranza della ricchezza del mondo.

Non c’è un “pensiero forte” per la Comunità ma tanti minuti supponenti e spocchiosi “pensieri deboli” per privilegiati che non eviteranno l’insorgere di nuovi flagelli.

È Intollerabile la distruzione della Amazzonia, inseguendo il modello dello sviluppo lineare del liberismo, quando la sfida è la conversione ad una economia verde regolata in funzione del bene comune.

 Franco Petramala

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