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I migliori vanno via: storie di viaggi di solo andata

Fuga-di-cervelli.jpgChiara, Giuseppe, Vincenzo e Vanessa. Nomi di fantasia che nella realtà rappresentano lo spaccato di tanti giovani costretti a cercar fortuna altrove.

Quattro giovani eccellenze della nostra terra, quattro lauree conseguite con il massimo dei voti nelle varie università italiane ed estere.

Con un filo rosso che, nonostante i chilometri di distanza che li separa, li lega inesorabilmente tra loro: l'amore per la loro città che gli ha dato i natali, dove sono nati e hanno studiato, e dalla quale, se fosse stato possibile, non sarebbero andati via tanto facilmente. Su un punto infatti sono tutti d'accordo: «Il nostro cuore è lì, a due passi dal mare, insieme con le nostre famiglie e i nostri affetti, ma il lavoro è altrove. E allora non abbiamo potuto fare altro che le valige».

Inevitabile la decisione di andar via, dunque, dopo anni di impegno e di studio, nottate passate sui libri e prospettive per il futuro pari allo zero, mentre loro, i ragazzi, hanno, un solo grande obiettivo: mettere a frutto i tanti sacrifici, personali ed economici, necessari a conseguire quei risultati così brillanti e così apprezzati lontano dalla loro terra.

Chiara, Giuseppe, Vincenzo e Vanessa, hanno scelto terre diverse, percorsi difficili, 110 e lode e un dottorato di ricerca nel loro curriculum.

I nostri ragazzi hanno sete di mettersi in gioco e di sfidare le difficoltà. L’esempio che ci arriva è la capacità di competere con mondi diversi, voler vivere e crescere.

Aristotele ci dice che “nelle Olimpiadi sono incoronati non i più belli e i più forti, ma quelli che partecipano alla gara”. “Così nella vita chi agisce giustamente vince il premio divenendo partecipe del bello e del buono”.

Sono convinto che in questa generazione coloro che avranno il coraggio di partecipare alla lotta troveranno compagni di strada in ogni angolo del mondo”, così’ Robert Kennedy nel famoso discorso: “Ripple of hope”, passato alla storia, rivolto agli studenti dell’Università di Città del Capo nel 1956.

La nostra risposta non può che esser la speranza del mondo; è fare affidamento sui giovani. Le durezze e gli ostacoli di questo tempo che cambia così velocemente non porteranno a dogmi obsoleti e slogan desueti. Non può essere mosso da quelli che si aggrappano al presente che è già moribondo, che preferiscono l’illusione della sicurezza all’eccitazione e al pericolo che arriva anche con il più pacifico progresso. Questo mondo richiede le qualità dei giovani: non un periodo della vita, ma uno stato mentale, un temperamento della volontà, una qualità dell’immaginazione, una predominanza del coraggio sulla timidezza.

Francesco Garofalo

Presidente Centro Studi “Giorgio La Pira”

Cassano All’Ionio

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