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La pastasciutta di Salvini

spaghetti.pngSe per il Movimento 5 Stelle, dopo le ultime elezioni nazionali, allearsi con la lega di Salvini è stato quasi obbligatorio per poter governare, non significa che la maggior parte dei votanti pentastellati di estrazione "sinistroide" sia contenta di questo "matrimonio imperfetto", anche se "ob torto collo", ha dovuto ingoiare l'amaro boccone. Che Di Maio possa sbagliare qualche congiuntivo non è che scandalizzi più di tanto, vista l'ignoranza, non solo della nostra lingua, purtroppo, che impera oggi un po' dappertutto, ma gli atteggiamenti e le sparate di Salvini, sono proprio da definire di "bassa lega" e sicuramente potranno essere emblematiche di questo periodo quando i fatti di oggi faranno parte della "storia". Così la foto che ritrae Salvini alle prese con un piatto di spaghetti sarà mostrata accanto a quella di Mussolini a petto nudo a far finta di mietere il grano,  a quella di Che Guevara col sigaro tra i denti o a quella di Mao Tse Tung sorridente. Dal web abbiamo estrapolato una simpatica e satirica nota sulla "spaghettata" di Salvini della prof.ssa Mariangela Vaglio pubblicata su suo blog "Il Nuovo Mondo di Galatea", che vi offriamo di seguito, sicuri che l'apprezzerete come merita. Buon Lettura. (M.Sanpietro)

Dal punto di vista comunicativo, è una bomba. Il tweet di Salvini in cui annuncia con tanto di foto che si sta per mangiare un piatto di 200 grammi di spaghetti ***** (nota marca di pasta nazionalpopolare di fascia medio-bassa) conditi con il ragù ***** (altra nota marca di sughi pronti popolare di fascia medio-bassa) è a suo modo geniale.

Colpisce esattamente e subito il pubblico dei suoi potenziali elettori. il nostro Matteo, ancorché Ministro della Repubblica, è proprio come loro: sovrappeso, stressato dal lavoro. Manda tutti al diavolo e come un Alberto Sordi del nuovo millennio si strafoga di spaghetti. Al ragù, una perversione nordica, perché a Napoli gli spaghetti sono al pomodoro, e al ragù si fanno altri formati di pasta. Gli spaghetti e il ragù sono quelli di due marchi che trovi in tutti i supermercati e i discount, sono gli stessi che si possono permettere l'autista di tram, il metronotte, l'insegnante che torna dal lavoro stanca e non ha tempo di farsi da mangiare qualcosa di davvero buono, l'infermiera. Sono un piatto non popolare, sono proprio un piatto proletario nel senso più preciso del termine.

E anche la foto, sparata lì, con il piatto col bordo impastato di sugo simile a catrame, gli spaghetti bianchicci e collosi aggrovigliati sono anni luce lontani dai piatti iperfighetti di Masterchef, o le foto dei foodblgger su instagram, che magari sono spaghetti al ragù uguali, ma se la tirano come menù principeschi. E sono anni luce lontani dai pasti dei cosiddetti radical chic, che se pure mangiano spaghetti al ragù sono spaghetti a km 0, di farro biologico certificato, il ragù è di seitan, il pomodoro doc e accanto hanno una foto di Carlin Petrini che sovrintende al pasto con il sorriso ambiguo di una icona bizantina, approvando.

Il tweet di Salvini non è una foto, e nemmeno uno sfogo estemporaneo: è un manifesto programmatico di populismo, un sunto in uno scatto di un intero programma politico, un saggio sociologico sulla perfetta profilazione dei suoi elettori.

Un giorno, credetemi, se vorrete dare la più precisa idea di chi fosse Salvini e di come lavorasse alla costruzione del suo culto della personalità quel tweet sarà come il ritratto per Mao, o la foto di Mussolini che trebbia il grano.

Uno spaghetto moscio affogato in un sugo preconfezionato e scadente, che parla ad un popolo impoverito, rancoroso, che non sa nemmeno più permettersi il lusso della buona tavola, ma usa prodotti industriali e precotti. Un popolo che ha perso dignità, cultura, fantasia, oltre che potere d'acquisto. Un popolo a cui Salvini si rivolge per dire "Amatemi, sono come voi", peggio di un Mike Bongiorno d'antan, perché oggi il Mike della fenomenologia di Eco sarebbe considerato un intellettuale da guardare con sospetto, visto che cannava meno congiuntivi di Di Maio.

Salvatela, quella foto. Spiegherà ai nostri nipoti cosa è successo nella nostra epoca.

Mariangela Vaglio - Galatea

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