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Cosenza, la Città e la questione urbana

calabria utet.jpgLucio Gambi, forse il più illustre dei geografi italiani, nel suo capolavoro dal titolo “Calabria” del 1965 (strumento indispensabile per chi voglia capire una regione accidentata ma ricca di storia) osservava che la nostra regione era lo spazio più povero di “quel vasto Regno senza strade e senza città” che era il Regno di Napoli prima dell’Unità di Italia. La Calabria era, appunto, lo spazio più povero perché priva di strade e di città.

La questione della ricomposizione territoriale rimane per certi aspetti ancora irrisolta: il territorio calabrese non è del tutto ricucito e l’isolamento inteso come separatezza rispetto alle strutture economico-sociali del nostro paese è ancora il tratto distintivo della difficile condizione calabrese.

Con le grandi realizzazioni infrastrutturali degli anni 60 e 70 e l’istituzione dell’Università a Rende si era sperato che la rottura dell’isolamento e la ricomposizione territoriale fossero a portata di mano. Così non è stato. Lucio Gambi aveva posto la “questione urbana” come fattore di dipendenza della Calabria rispetto alle stesse realtà contermini.

Le considerazioni di Lucio Gambi ci aiutano a capire anche il dramma vissuto in Calabria con l’Istituzione della Regione per la scelta del Capoluogo : nel territorio calabrese non c’era ( e purtroppo ancora non c’è ) una Città di riferimento nella quale potessero riconoscersi tutti i Calabresi.

I dati recentemente diffusi dall’Istat sul declino demografico del nostro Paese offrono elementi di riflessione capaci di far emergere le irreversibili criticità delle nostre aree urbane. Soffermandoci solo su Cosenza e sulla cosiddetta “area urbana” Cosenza- Rende i dati demografici evidenziano la irrisolta questione urbana nell’area nord-Calabria.

Cosenza registrava nel censimento 1981 n. 106.801 abitanti che si riducevano nel 2002 a 72.949 per crollare a 67.270 del 2019. Un calo dal 1981 pari a 38.531 abitanti.

Rende nel censimento del 1981 contava 25.281 abitanti saliti a 34.440 del 2002 e a 35.526 del 2019 con un incremento rispetto al 1981 pari a 10.245 abitanti.

L’area Cosenza-Rende perde rispetto al 1981 complessivamente 28.286 abitanti.

Il dato più allarmante che racchiude in sé tutte le criticità dell’area è rappresentato dall’indice di invecchiamento ovvero il rapporto percentuale tra la popolazione over 65 anni e la popolazione di età 0-14 anni che esprime la vitalità di una comunità.

Cosenza nel 2002 aveva un indice di invecchiamento pari a 161,7 mentre nel 2019 l’indice è salito a 196,2.; Rende nel 2002 aveva un indice pari a 77,2 salito di quasi cento punti a 161,0 del 2019.

Si obietterà che lo spopolamento e l’invecchiamento sono tratti distintivi della nostra regione. Ma Cosenza-Rende non può ridursi ad un borgo in via di spopolamento perché dovrebbe essere l’area di più forte tenuta della nostra provincia.

Nell’intera provincia di Cosenza l’indice di invecchiamento nel 2019 è pari 175,4 addirittura al di sotto di Cosenza e quasi vicino all’indice di Rende.

Comuni caratterizzati da significativi processi di vitalità economia nostrano nel 2018/19 un indice pari a 100: è il Caso di Corigliano prima della fusione.

Cosenza rischia così di assorbire le caratteristiche di “zona interna”.

Il 2 ottobre del 1955 il Sindaco di Firenze Giorgio La Pira in un memorabile discorso dal titolo “Le città non possono morire” si poneva il problema se le generazioni presenti potessero arrogarsi il diritto di “sradicare” le città dal contesto dove fioriscono.

Le città , secondo La Pira, “ non sono cose nostre di cui si possa disporre a nostro piacimento: sono cose altrui, delle generazioni venture, delle quali nessuno può violare il diritto e l’attesa. Nessuno può dilapidarle”.

C’è da chiedersi se se le classi dirigenti che si sono succedute negli ultimi 50 anni abbiano saputo conservare lo straordinario patrimonio di valori che evocava la città di Cosenza chiamata a svolgere un ruolo centrale nel processo di ricomposizione della realtà regionale. Cosa resta di Corso Telesio, di Piazza Telesio, del Teatro Rendano, dell’Accademia Cosentina , dell’intero Centro Storico?

Il patrimonio della Città di Cosenza forse è stato irrimediabilmente dilapidato e sradicato .

Con la crisi di Cosenza la questione urbana nel Nord Calabria non solo permane irrisolta ma diventa di difficile soluzione negli anni che verranno.

Il prossimo rinnovo del Consiglio Comunale di Cosenza ed il “perenne” dibattito sulla cosiddetta “Area Urbana”   potrebbero essere l’occasione per affrontare i problemi connessi al declino demografico ed economico della Città di Cosenza senza trascurare i legami di queste problematiche con il lungo processo di “sradicamento” del patrimonio evocato dalla lunga storia cosentina.

Purtroppo non ci sono segnali che vanno in questa direzione : la tendenza è ripetere parole ormai logorate che non suscitano neppure un minimo di attenzione , come il rilancio dell’area urbana, il recupero del centro storico, la metropolitana per il rilancio sostenibile di Cosenza etc..

Sotto questo profilo è tornato di grande attualità l’insegnamento con il quale si conclude il capitolo XXXI dei Promessi Sposi, dedicato alla peste di Milano.

Manzoni ci ricorda che forse sarebbe opportuno “osservare, ascoltare, paragonare , pensare prima di parlare” e conclude affermando che “ parlare, questa cosa così sola, è talmente più facile di tutte quell’altre insieme, che anche noi, dico noi uomini in generale, siamo un po’ da compatire”.a a

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