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Sibaritide in fiamme. Prevenire per non piangere dopo

Immagine1.jpgLa Gazzetta del Sud di oggi offre spunti di approfondite riflessioni sulla situazione per niente simpatica che si sta vivendo in alcune zone dell’alto Jonio Sibarita. Due gli articoli che colpiscono per il tema affrontato pressoché identico: “Sicurezza e Ordine Pubblico”. In particolare i due centri dove maggiore è la tensione sono Cassano e Trebisacce. I titoli parlano chiaro: “Papasso: a Cassano c’è una cappa terribile e soffocante”, “Trebisacce - Si riunisce il comitato per l’ordine e la sicurezza - Incendi e violenze, da mesi la città è sott’assedio”.

In effetti non c’è da star tranquilli, l’articolista fa sapere che a Trebisacce ci sono state ben “Venti auto bruciate dall'inizio dell'anno”, mentre a Cassano si deplora e condanna “l’attentato intimidatorio consumato ai danni dell’assessore ai lavori pubblici dell’ente sibarita, Leonardo Sposato, al quale nei giorni scorsi, nottetempo era stata data alle fiamme l’automobile”. Ma non è tutto qui, solo due sere prima era accaduta un’azione delittuosa di cui era stato scritto precedentemente sullo stesso quotidiano nell’immediatezza del fatto e che è stata riportata nell’Ordine del Giorno approvato all’unanimità dai presenti, alla fine del consiglio comunale, che si è tenuto lunedì sera convocato in modalità “aperta” per dibattere sulla situazione dell’ordine pubblico, e diffuso in un comunicato dell’addetto stampa del Comune, il giornalista Mimmo Petroni:

“Nel documento è stato fatto riferimento anche all’incendio, al momento di natura incerta, che ha interessato la residenza estiva, a Marina di Sibari, della famiglia Marino, confinante con quella del sindaco Papasso, che lascia non poche perplessità."

Da quel che abbiamo avuto modo di sapere, la villetta a schiera in questione, che fa parte di un condominio recintato ed è adiacente a quella del sindaco Papasso, è andata completamente distrutta nel suo interno, mentre esteriormente i danni sono poco visibili. Anche se la natura dolosa non è stata ancora accertata (o forse non divulgata), certamente le “perplessità” e i dubbi sulla natura dell’incendio permangono e nell’ipotesi, da verificare, che sia stata un’azione dolosa non è azzardato pensare si tratti di una “Aberratio ictus”, come un caro amico legale ci ha spiegato.

Non intendiamo fare sfoggio di cultura, ma con questa locuzione, nel diritto penale, si intende

“un’ipotesi d’errore nella fase esecutiva di un reato che si verifica quando il reo offende una persona diversa dalla vittima designata”.

E’ chiaro che non c’è da star tranquilli. A questo punto però è lecito chiedersi cosa abbia scatenato la furia di chi ha ordito questi atti criminosi. Nell’articolo di Luigi Cristaldi viene messo in evidenza, tra quelli degli altri politici presenti, l’intervento di Luigi Lirangi, sindaco di Terranova da Sibari, che tra tutti ci è sembrato quello più interessante perché contiene un consiglio chiaro e ineccepibile:

evitare di avere anche il minimo rapporto con queste persone. La mafia avrà una fine e bisogna estirpare questo cancro dalla società e lo si può fare isolandoli”.

Da questo monito, per niente banale, chi si appresta a scendere nell’agone politico deve imparare, soprattutto in fase elettorale, a non concedere nessun tipo di promesse a persone che possono in qualsiasi modo essere collegate al malaffare in ogni sua forma. Certe cambiali non sono rinnovabili e per l’incasso non si mandano gli uscieri garbati delle banche. A soffrirne ed a subirne le conseguenze non sono poi solo i diretti interessanti ma tutta la cittadinanza che oltre a vivere nell’incertezza e nel timore vede il territorio immiserirsi sempre più per mancanza di investimenti privati e anche pubblici. Ben vengano “le reti virtuose tra le istituzioni” e le dichiarazioni di condanna, ma sono le stesse istituzioni che per prime devono essere gestite e governate con grande serietà, senso del dovere e della giustizia in modo che siano da esempio ai cittadini e da monito alla delinquenza. La forza del prepotente è direttamente proporzionale alla debolezza della vittima, possiamo anche esplicitare che “la forza della ‘ndrangheta è direttamente proporzionale alla mancanza di fermezza, e aggiungiamo coraggio, di chi amministra.

Lo scrivente ha avuto l’onore di conoscere in gioventù di persona un grande socialista negli ultimi anni della sua esistenza, Pietro NENNI, il quale alla domanda che gli pose un giovane che voleva provare a far politica: “qual è la dote più importante per un pubblico amministratore?” la risposta lapidaria e per certi versi inaspettata fu: “il coraggio”.

Antonio Michele Cavallaro

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