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Risultati elettorali calabresi e la "Servitù Volontaria"

servitu volontaria.jpegDopo i risultati elettorali calabresi, non ho potuto fare a meno di riflettere su di un libricino che ho riletto qualche mese fa dal titolo abbastanza esaustivo “Discorso sulla servitù volontaria” . Si tratta di un breve saggio di 57 paginette scritto dallo scrittore e politico francese del XVI° sec. Etienne de la Boétie (1530-1563). In appendice al testo, il curatore, nonché prefattore Paolo Flores d’Arcais ha inserito due brevi testi molto interessanti: “Saggio sull’arte di strisciare a uso dei cortigiani” di Paul H.D. d’OlbacheIl Lecchino” di Robert Musil.

Come mai, direte voi cari amici, hai pensato di poter collegare i risultati di una competizione elettorale del XXI secolo con una pubblicazione di cinque secoli fa?

Ho riflettuto sul fatto che sebbene non vi siano più monarchi, né dittatori assolutisti e imperatori, il popolo ne sente il bisogno quasi in modo ossessivo, ed ecco che nella democrazia moderna al simbolo di un partito politico è necessario collegare un nome che sia garante di poter esercitare il potere così come facevano i vecchi feudatari sul territorio e sui propri vassalli.

Il popolo viene così “liberato” dal peso di amministrare e di fare scelte politiche, anche se spesso queste sono poi a suo discapito e a vantaggio del signore e dei propri lecchini e cortigiani. I calabresi, non tutti per fortuna, hanno però in maggioranza scelto di avere dei padroni, anzi, neanche padroni veri e propri ma i loro lecchini locali. Purtroppo il maggiore desiderio del calabrese (vado sulle generali ovviamente) è quello di essere lecchino di primo livello, quello cioè più vicino al comandante del vapore, ma per giungere a questo traguardo c’è una trafila lunga, fatta di servaggi e di leccate a volte parecchio stomachevoli, ma il fine giustifica i mezzi, come diceva qualcuno. Ed ecco che in Calabria i vassalli dei vari Berlusconi, Salvini, Meloni ecc, vincono le elezioni e una schiera di slinguazzatori osannanti sono ora ai loro piedi in attesa anche di un piccolo guiderdone.

Nel nostro comune, l’andazzo è stato più o meno lo stesso, addirittura qui si sono visti personaggi notoriamente di sinistra fare propaganda elettorale per un candidato salviniano, un vassallo dal quale si aspettano probabilmente qualche briciola in più. Altri hanno promesso “posti” come autisti/lacchè in Regione ad una miriade di giovani speranzosi, sicuramente molti di più di quante automobili vi siano da guidare. Ma lasciamo queste meschinità locali e torniamo al libro.

servitu volontaria 2.jpegNella prefazione di Paolo Flores d’Arcais che traccia, tra l'altro, un interessante parallelo tra la politica di ieri e quella di oggi, leggiamo:

"Il liberismo, terra promessa, oltre le macerie del Muro, si è confermato dismisura di disuguaglianze e dissipazione di libertà.

La cura non sarà mai il riformismo senza riforme delle socialdemocrazie e altre “terze vie”, sfacciatamente parte del problema (quando, nell’ultimo mezzo secolo, hanno mai inferto un fiero colpo alla diseguaglianza?). Problema che considte nel’autonomizzarsi e concentrarsi del potere sottratto (alla sovranità di tutti e di ciascuno), di contro al necessario democratizzarsi della sfera economica e alla promessa irruzione dei diritti di cittadinanza nel labirinto della società civile….. Recuperare sovranità significa poi amputare drasticamente, per legge, il monopolio della politica come professione a vantaggio della politica come bricolage: cittadini che prestano “servizio" per un mandato o nel tempo libero, e poi tornano al loro lavoro. Altrimenti il tornaconto autoreferenziale e comune dei politici a vita inghiottirà il dovere di rappresentare valori e interessi conflittuali. E come antidoto al trasformarsi dei politici in gilda. Istituzionalizzare per legge spazi che promuovono movimenti civici, parziali, temporanei, tematici.

Ma la servitù volontaria passa oggi soprattutto attraverso i media. Non solo la disinformazione ma l’infotainment , e l’etica comune modellata attraverso reality e trasmissioni d’evasione….. La lotta contro la servitù volontaria deve mirare a ogni misura che favorisca un illuminismo di massa . A tutto ciò che promuova il dissidente e penalizzi il conforme. Tutto ciò esige straordinaria immaginazione politica e altrettanta intransigenza nell’azione.

Insomma da inventare non c’è nulla, se non la coerenza.”

La coerenza, appunto, una virtù che manca totalmente dalle nostre parti.

Chiudo qui questa mia breve riflessione con un rimpianto: se avessi immaginato che la Calabria sarebbe caduta così in basso sarei rimasto all’estero, dove ho vissuto per più di un ventennio, magari anche nel cosiddetto terzo mondo.

PS: nell’allegato trovate il breve saggio di Robert Musil “Il Lecchino”

Antonio Michele Cavallaro

Alcuni cenni biografici su Etienne de la Boétie

Il nostro si avvicinò giovanissimo agli studi umanistici leggendo e traducendo opere di Senofonte e Plutarco. Seguì i corsi di diritto all’università di Orléans e negli stessi anni scrisse il “Discorso sulla Servitù Volontaria”. Nel 1553, a soli ventitré anni, fu ammesso al parlamento di Bordeaux e improntò la sua attività politica alla difesa della tolleranza religiosa e alla salvaguardia della libertà di coscienza individuale.

Nel 1559 incontrò Michel de Montaigne, con il quale strinse un’intensa amicizia che quest’ultimo celebrerà nei suoi SAGGI. La lettura del Discorso della Servitù volontaria colpì e appassionò tanto l’amico filosofo da indurlo a presentare proprio i suoi Saggi come commento “a un quadro ricco, rifinito e composto, un discorso chiamato La Servitù Volontaria”.

Nel 1563 La Boétie contrasse una grave malattia, con molta probabilità la peste, che lo porterà alla morte dopo dieci giorni di agonia.

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