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Trebisacce. Nel caos la politica locale. La mia opinione

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TREBISACCEDopo la notizia dell'arresto ai domiciliari del sindaco di Trebisacce avv. Franco Mundo per motivi che ormai tutti conosciamo, veri o presunti che siano, la politica locale appare allo sbando. I fedelissimi di Mundo in un primo momento hanno dichiarato di voler continuare l'azione amministrativa con parole pregne di significato:

Nel pieno rispetto del lavoro della magistratura  siamo certi che il primo cittadino saprà chiarire la propria posizione rispetto ai fatti che gli sono stati contestati. L’azione amministrativa, finalizzata alla crescita della nostra comunità, prosegue all’insegna dell’impegno, del lavoro, dell’attenzione per i più deboli secondo lo spirito che ha sempre caratterizzato la guida del nostro percorso amministrativo”.

Successivamente, però, si rendono conto che è impossibile continuare e ritengono giusto dimettersi, chiedendo le dimissioni anche alla minoranza, questa punta nell'orgoglio, ed invocando un'etica politica che da queste parti non è mai stata di casa, non ci sta e ribatte sdegnosamente così:

"Lo tsunami giudiziario che ha travolto la nostra cittadina, e che vede coinvolti il sindaco ed alcuni assessori della legislatura in corso e di quella precedente, evidentemente non si é rivelato sufficiente ad infondere umiltà negli animi dei componenti della maggioranza e, soprattutto, senso di responsabilità nei confronti del Paese.

Gli stessi, infatti, in palese “caos istituzionale” tentano maldestramente di chiamare in causa i consiglieri dei gruppi di opposizione. Quanto alla confusione, di cui sono preda i componenti della maggioranza, ne é prova la loro altalenante volontà.
In un comunicato, successivo all’applicazione delle misure cautelari , gli stessi manifestavano solidarietà, ma, cosa più importante, anche la ferma volontà di andare avanti nell’azione amministrativa.
Intenzione, questa, che li spinge persino ad invitarci ad approvare il bilancio e permettere la prosecuzione della legislatura. Decisione evidentemente assunta in totale autonomia, tant’è che, richiamati all’ordine dal loro “mentore”, effettuano una repentina inversione a U, rassegnando le dimissioni presso uno studio notarile, ma senza formalizzarle al protocollo comunale.
Omissione volontaria dovuta al mancato raggiungimento del loro obiettivo: convincere un componente dell’opposizione a presentare le dimissioni per provocare la caduta immediata del Consiglio comunale e poter così facilitare i legali del sindaco a chiedere la revoca della misura cautelare; oltreché spingerci ad assumere la responsabilità condivisa del commissariamento del Comune.
Inizia, quindi, un insistente corteggiamento fatto di mani giunte, richieste di solidarietà e comprensione; condotta, comunque, priva di un reale pentimento, ma funzionale solo alla predetta strategia difensiva.
Indulgenza che non abbiamo inteso concedere per motivi squisitamente politici, nel rispetto del principio che da sempre guida il nostro agire amministrativo, e cioè, “nessuna commistione tra ruolo istituzionale e interessi/motivazioni personali e privatistiche”.
Nello specifico abbiamo voluto frapporre una netta demarcazione politica tra noi e lo sfacelo amministrativo che conseguirà ai recenti accadimenti.
Il commissariamento, la mancata approvazione del bilancio, la completa stasi amministrativa, proprio nel momento della ripartenza economica e sociale, deve imputarsi alle condotte e alle persone che hanno determinato l’azzeramento di un’Amministrazione sempre più piegata al volere del Capo, e consapevole del suo modo di amministrare, e della sua personalissima corsa alla poltrona regionale. Intendiamo, pertanto, rispedire al mittente il subdolo tentativo di coinvolgerci nel “collasso amministrativo” che da qui a breve (20 giorni dalle dimissioni del sindaco)  colpirà la nostra cittadina.
Del resto, già prima di noi, qualcuno disse: “DIAMO A CESARE QUEL CHE É DI CESARE”!!!!!

Dopo aver scomodato anche il Vangelo, resta il fatto che così facendo, hanno infierito da autentici "maramaldi" sul malcapitato ex-sindaco. A me viene in mente una frase di Churchill, che se non ricordo male recita più o meno così:

"Nella guerra, determinazione; nella sconfitta, resistenza; nella vittoria, magnanimità; nella pace, benevolenza.” 

Ma si vede che di questi tempi la magnanimità e la benevolenza sono parole vuote e prive di significato anche per chi va a messa tutte le domeniche. Dopo queste citazioni elevate, me ne viene in mente un'altra, di un amico che è purtroppo scomparso, l'arch. Maurizio Silenzi Viselli che in un suo articolo del 5 maggio 2016, così scriveva:

maurizio silenziLa Fiat e Google hanno messo a punto un'auto che si guida da sola. In parallelo, altri laboratori di ricerca, stanno mettendo a punto nazioni che si governano da sole.
Alla base delle ricerche c'è l'uomo politico robottizzato. Già risolta la sua capacità di affrontare e risolvere tutte le questioni amministrative e legislative: per le nazioni cattoliche ed ebraiche è bastato inserire nel programma di base i Dieci Comandamenti dettati a Mosè; mentre per quelle musulmane i dettami del Corano di Maometto. Facile. Più complessa, ed ancora in corso di messa a punto, l'attitudine alla mazzetta. Il meccanismo che sembrerebbe aver dato i migliori risultati è quello di una terza mano, mimetizzata da cartella portadocumenti, contenente un potente aspiratore in grado di convogliare le banconote direttamente nelle mutande d'acciaio. Un apposito sportellino permetterebbe al poliziotto ed al magistrato di accedere direttamente al malloppo, mentre un paio di manette, accessorio già disponibile sulle due mani libere, scatterebbero in chiusura automaticamente insieme al programma di trasferimento autonomo, sulle sue proprie zampette meccaniche, nelle patrie galere.

Un grande robot centrale, già esistente in prototipo, sceglierebbe i robot politici da sostituire man mano che i colpevoli vengono sgamati.

Grandi risparmi di tempo, sia per i magistrati  e poliziotti che potrebbero finalmente dedicarsi ai normali malfattori, sia per i cittadini che non sarebbero più chiamati a recarsi inutilmente alle urne.

Ogni robot è già stato dotato di una serie dischetti sonori in grado di emettere, tramite altoparlante, i soliti comunicati stampa: "Sono estraneo ai fatti. Ho grande fiducia nella magistratura. Siamo tutti innocenti fino al terzo grado di giudizio. Eccetera.".

Naturalmente, essendo i robot assolutamente identici fra loro, l'arrestato, una volta svuotata la mutanda dal maltolto ed espiata la pena, dopo una minuziosa manutenzione, potrà essere ricollocato, su decisione del robot centrale, anche ai più alti vertici istituzionali.

Un'apposita commissione in Italia sta studiando le modifiche alla Costituzione necessarie per regolamentarla in tal senso. Compito semplicissimo perché basterà sostituire, nelle modifiche già in corso di Referendum, la parola "robot politico" a quella di "uomo politico".

Qualche bastiancontrario ha fatto notare che, a parte quei pochi vantaggi elencati, l'andazzo delle nazioni sarebbe identico al presente. Ma si è trattato di voci disfattiste ed isolate. #staiserenocittadino.

In effetti i robot della politica esistono già, con comportamenti che sono esattamente speculari, le chiacchiere servono solo ad edulcorare, ma solo un po', le azioni amare figlie di ripicche e piccole e grandi vendette personali, dove la politica quella vera non c'entra per niente.

Non me ne vogliano i politici (o presunti tali) di Trebisacce, di una parte e dell'altra, ma al momento invece di continuare a dilaniarsi come lupi famelici, farebbero bene a pensare come affrontare il futuro, che ora vede all'orizzonte solo l'ombra del commissariamento, e cercare di evitare le contrapposizioni troppo aspre che conducono solo a situazioni come quella che stanno vivendo tutti i cittadini di questa bella comunità, colpevole anch'essa di aver dato fiducia a chi non ha saputo gestire la cosa pubblica in modo più collegiale e meno verticistico; oggi, forse, ci sarebbero meno barricate ed un po' più di quella "magnanimità" di churchelliana memoria.

Antonio Michele Cavallaro