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Cassano. A propos delle Benemerenze agli ex-sindaci e all'attuale ...

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sala benemerenze.jpgCome si evince dal titolo, il bell'articolo dell'attento e bravo giornalista Martino Zuccaro, che segue alla presente nota redazionale, racconterà della manifestazione tenutasi in quello che ormai potremmo chiamare "Salone delle Feste" visto che di dibattiti politici nell'aula consiliare se ne vedono pochi e quando ci sono, ahimé, sono di una vacuità e, ovviamente, inutilità uniche (si potrebbero usare altri aggettivi più aderenti, ma il senso della vergogna che ci è stato inculcato ce lo impedisce). Prima di lasciare i nostri visitatori alla lettura dell'interessante disamina di Zuccaro permetteteci un'unica piccola riflessione. Durante la manifestazione più volte è stato fatto riferimento allo sforzo "SOVRUMANO" di tutti i sindaci che si sono succeduti dal '46 ad oggi per la CRESCITA sociale ed economica di Cassano e delle sue frazioni e contrade. Bene se togliamo dal novero i sindaci dell'immediato dopo guerra diciamo fino ai primi anni '50, che avevano delle pesanti gatte da pelare, tutti gli altri fino ai giorni nostri non è che abbiano brillato particolarmente alla luce dei risultati ottenuti. Forse sarebbe meglio dire che hanno operato bene per la DECRESCITA. Il paese è svuotato completamente non solo sotto il profilo demografico. Regna un'apatia sovrana, il commercio langue, l'artigianato è quasi inesistente, le associazioni (tante) sono prive di finalità sociali e si fanno vive solo sotto le feste, per non parlare dei partiti e dei movimenti politici in coma salvo risvegliarsi miracolosamente sotto le elezioni amministrative, quando qualche centinaio di giovanotti e signorine con famiglie numerose vengono cooptati per portare voti al RAIS di turno e poi, finita la bagarre, tornano in sordina nel loro guscio, passione politica addio. A poco a poco tutto quel che di buono questo paese aveva è sparito, finanche le tradizioni.

 Alla domanda che Martino Zuccaro pone alla fine della sua esposizione: "Intanto chi inizierà la rieducazione civica dei giovani e delle altre persone? La famiglia, la scuola, la strada, i social, la chiesa, gli oratori, i partiti, o altri soggetti educativi?Non crediamo ci sarà qualcuno che avrà il coraggio di abbozzare una risposta. (La redazione)

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Consegnate le Civiche benemerenze ai Sindaci di Cassano eletti dal dopoguerra a quello in carica

francesca campanella.jpgLa notizia.  La cerimonia di consegna della “Benemerenza civica” ai 19 sindaci dal dopoguerra a quello in carica, si è svolta nell’aula consiliare. Gli ex sindaci presenti hanno ritirato l’onorificenza -pergamena, un pieghevole con copia della delibera di giunta e un cofanetto con medaglia- per i deceduti sono stati i congiunti eredi a ritirare il tutto.

I destinatari dell’onorificenza -con motivazione unica per tutti- sono intervenuti con un breve indirizzo di saluto e di ringraziamento al sindaco e alla giunta in carica, per la benemerenza e per l’inaugurazione della galleria dei sindaci allestita nel corridoio del terzo piano del palazzo di città ove sono allocati il gabinetto del sindaco, la sala giunta e l’aula consiliare. Applaudita calorosamente la cantante lirica Francesca Campanella. (nella foto)

Il pubblico presente ha apprezzato, in particolare, l’intervento di carattere sociologico-religioso del vescovo mons. Francesco Savino e quello laico-filosofico dell’ex sindaco Giuseppe Aloise.

savino ceiAnalisi e commento. Mons. Savino, dopo essersi complimentato con gli organizzatori dell’iniziativa, ha focalizzato il suo intervento analizzando il significato dei due termini: urbs e civitas.

Preliminarmente, però, mons. Savino ha evidenziato il “pericolo” in cui si potrebbe incorrere in tali circostanze, rischiando di dare spazio e sfogo a forme di autocelebrazione e di autoreferenzialità; rischio che corriamo tutti ha detto: cittadini, professionisti, compresi i politici, i chierici e persino i vescovi.

Dopo tale puntualizzazione sulla presunta “sindrome compulsiva di egocentrismo acuto”, il vescovo -a proposito di urbs- ha esplicitato che essa corrisponde nella realtà a una città, a una cittadina o a un paese, dal punto di vista urbanistico: vi è un agglomerato urbano con abitazioni, chiesa, negozi ed altri servizi; mentre la civitas è l’insieme dei cittadini, delle persone che l’abitano con regole comuni da osservare secondo scienza e coscienza -come osserverebbe qualche giurista- con obiettivi sociali e culturali comuni e condivisi, tali da costruire una vera communio, cioè una comunità che abbia obiettivi comuni di sviluppo e lavoro verso le persone: il Comune di Cassano è una comunità? Il reverendissimo mons. Savino ha scrollato le spalle e dalla mimica facciale si è capito che dubitava che Cassano, nella sua interezza territoriale e per la sua particolare geo-dislocazione lo potesse essere. Il prelato, infine, ha esortato tutti i presenti, e anche agli assenti, ad essere più comunità e meno egoisti, autoreferenziali e autoincensanti. Qui finisce l’intervento di mons. Savino. Adesso qualche osservazione.

Secondo il modesto parere di chi scrive -che non intende certamente vestire i panni del difensore di coloro che studiano e divulgano i principi scientifici della “sociologia per la persona”, e cioè di quel nutrito gruppo di sociologi attivo nell’ambito accademico dell’Università Cattolica (attivo anche in Calabria), ma che desidera soltanto notare e far notare che sul comune di Cassano, nella sua totalità territoriale e demografica, grava una “patologia grave congenita”. Sul territorio comunale, infatti, insistono gli agglomerati urbani di Cassano centro, Lauropoli, Doria, Sibari, Lattughelle, Bruscate Grande e Bruscate Piccola, Murate, Fuscolara, Laghi e Marina di Sibari che, per la loro configurazione urbana e di geo-dislocazione, non costituiscono un unicum né urbanistico (urbs) né dal punto di vista culturale, di tradizione orali o scritte storicizzate, di pratiche di religiosità popolare e quindi, ha ragione mons. Savino quando afferma che la nostra non è una comunità (civitas) ma un agglomerato urbano disseminato sul territorio comunale (urbs).

aloiseL’altro intervento, a completamento e a supporto del primo, è stato quello dell’ex sindaco Giuseppe Aloise, che ha focalizzato l’intervento su due termini pressoché sconosciuti nel mondo contemporaneo: giustizia e vergogna. Due termini mutuati dalla storia della filosofia (precisamente da Platone) e dal senso di vergogna e dell’onore radicato nell’antico Giappone.

   Intanto giova rammentare -a me stesso- che Aloise oltre ad essere stato ex sindaco di Cassano, è stato inoltre, parlamentare, assessore della Regione Calabria e infine -con altrettanto efficacia, passione e impegno- ricercatore di storia locale. Basti pensare al contributo dato per il Catasto onciario e per la storia dei Serra Cassano con particolare interesse sulla storia di Lauropoli, consultando archivi, istituti storici e biblioteche specializzate.

Aloise rievoca in termini brevi e concisi alcuni concetti rintracciabili nel Protagora di Platone rammentando che Zeus, dopo avere creato gli uomini ha affidato agli stessi altri doni (techné) per produrre e procurarsi i beni di cui avevano bisogno. All’interno della polis presto, però, le persone si misero l’una contro l’altra. Zeus allora diede loro altri due doni: la giustizia (la viché) e la vergogna (l’aidos).

Intanto Aloise rammenta, inoltre, quando gli Americani affidarono ad alcuni accademici la ricerca che illustrasse, prima di aver dichiarato guerra al Giappone, su quali principi si reggesse la struttura sociale dello stesso Giappone: scoprirono che la convivenza civile dei Giapponesi si reggeva sui principi della vergogna e della colpa.

È stato reso noto che le comunità in cui vigeva il principio della vergogna vi erano dei modelli ai quali i membri della comunità civile si ispirano e, se si discostano da tali modelli, la società in cui vivevano li isolava, e li faceva sentire in colpa a tal punto di vergognarsi di sé stessi. E in alcuni casi chi veniva isolato si sentiva a tal punto in colpa che a volte riparava addirittura col suicidio per salvare il proprio onore di persona, per aver tradito i principi ai quali gli altri membri della sua comunità si attenevano rigorosamente.

Ancora, come se non bastasse, Aloise fa ricorso ai miti greci, e al caso di Ettore e della moglie Andromaca. Ettore partì in guerra contro Achille, nonostante Andromaca provasse a dissuaderlo perché certamente avrebbe trovato la morte. Ma Ettore, uomo d’onore e di principi sani, decise di partire contro il volere della moglie, altrimenti sarebbe stato coperto di vergona da parte dei suoi concittadini.

In conclusione, nel mondo contemporaneo se si riscoprisse il rispetto delle regole si riscoprirebbe congiuntamente il senso della vergogna e quindi della propria dignità di persona facente parte di una comunità/civitas che rispetta sé stesso e gli altri.

Concludendo, quali sono le cause per le quali la variegata distribuzione geo-territoriale di Cassano non riesce ad organizzarsi e sentirsi comunità? Non solo chi ha responsabilità pubblica dovrebbe preoccuparsi da una parte, di tutta la polis, e dall’altra ogni persona-cittadino dovrebbe sentirsi parte integrante della comunità avvertendo vergogna ogni qualvolta non rispetta le regole comuni alle quali tutti dovrebbero ispirarsi quotidianamente.

Intanto chi inizierà la rieducazione civica dei giovani e delle altre persone? La famiglia, la scuola, la strada, i social, la chiesa, gli oratori, i partiti, o altri soggetti educativi?

Martino Zuccaro