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la globalizzazione può essere una bellissima idea, ma solo se prima si globalizzano i diritti

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Sul sinternazionale.jpgettimanale “INTERNAZIONALE” ho letto stamattina l’interessante fondo del direttore Giovanni Mauro sul globalismo all'americana di Donald Trump che vi propongo integralmente. Buona Lettura (A.M.Cavallaro)

Spesso è utile guardare le cose da varie prospettive, anche quelle non del tutto convincenti. Shawn Fain è il presidente dello United Auto Workers, il più importante sindacato del settore automobilistico negli Stati Uniti. Da Donald Trump lo divide quasi ogni cosa, ma in un’intervista uscita su Jacobin ha spiegato che è d’accordo con l’idea di usare i dazi per riportare negli Stati Uniti posti di lavoro. Il suo ragionamento è che il Nafta, cioè l’accordo di libero scambio che ha eliminato i dazi tra Stati Uniti, Canada e Messico, e gli accordi simili degli ultimi decenni, hanno avuto effetti disastrosi per i lavoratori. “Quando ero bambino, a Kokomo, una cittadina dell’Indiana, la General Motors era uno dei principali datori di lavoro. Gran parte della mia famiglia lavorava lì. Dopo l’introduzione del Nafta, nel 1994, quei posti di lavoro sono spariti. In tutto il paese sono stati chiusi più di 90mila stabilimenti”. Milioni di persone sono rimaste disoccupate. “Si diceva che il Nafta avrebbe aumentato l’occupazione e migliorato la vita sia degli statunitensi sia dei messicani. È successo il contrario”. Quando arriva uno come Donald Trump, che parla di dazi mentre le persone continuano a sentirsi minacciate dalla chiusura delle fabbriche, “fa presa sulla gente”. In questi anni chi ci ha guadagnato di più sono state le grandi imprese: “Hanno spostato la produzione in paesi con salari bassi, aumentando i profitti (1.600 miliardi di dollari per le prime dieci aziende, tra cui Stellantis, negli ultimi quindici anni), ma non hanno ridistribuito nulla, né ai consumatori né ai lavoratori né alle comunità locali”. I dazi di Trump sono la risposta sbagliata a un problema reale. Ma se servono a far aprire fabbriche negli Stati Uniti, spiega Fain, i sindacati non hanno nulla in contrario. “Devono però creare buoni posti di lavoro, ben retribuiti, con copertura sanitaria adeguata e una pensione dignitosa”. Fain non lo dice esplicitamente, però questo dovrebbe valere ovunque, perché la globalizzazione può essere una bellissima idea, ma solo se prima si globalizzano i diritti.