Nel
2021, come si comprende bene dai dati a lato pubblicati, 4 anni fa solo il 44,36% dei calabresi è andato a votare e tra le schede votate ben 45’983 sono risultate nulle. Quindi 1.052.041 elettori della nostra bella regione se ne sono infischiati, eppure anche loro hanno subìto o gioito (a seconda dei casi) delle decisioni di chi è andato a governare supportato da “soli“ 424'666 elettori che rappresentano soltanto il 22,46% dell’intero elettorato.
Probabilmente pochi o nessuno hanno riflettuto su questi dati o si è chiesto il perché di questo astensionismo da paura.
Si! Dovrebbe far paura a tutti, sia a chi ha avuto il coraggio di andare a governare con il 22,46 % della popolazione a favore e sia chi rappresentando solo 337'432 elettori e il 17,84% degli aventi diritto al voto si è dovuto accontentare di una posizione subalterna, ma non meno ben retribuita. Le percentuali dei partiti post-elezioni tengono conto solo del numero dei votanti e non del numero degli aventi diritto, anzi questo si cerca pure di nasconderlo, probabilmente per la vergogna di rappresentare una parte minima della popolazione.
Occorrerebbe un’equipe di bravi sociologi e psicologi per comprendere il fenomeno. I calabresi sono un popolo “che se ne fotte”, proprio quello che vuole chi va a governare, di destra o di sinistra, così può tranquillamente pensare ai fatti propri razzolando tutto quel che può e “strafottendosene” a sua volta di tutti, compreso di quelli che non sono andati alle urne, pronti però a lamentarsi ogni qualvolta subiscono un sopruso, un disservizio o una sfiga di qualsiasi tipo.
Non c’è da stare allegri. Certo il fenomeno dell’astensionismo è abbastanza diffuso e non solo in Italia, ma quando si scende molto al di sotto del 50% qualche preoccupazione dovrebbe suscitarla, invece no, sia a destra che a sinistra, come già scritto, nessuno si prende la briga di studiare il fenomeno, di cercare di capire e attraverso un’indagine seria, tentare di modificare i propri comportamenti; e mi riferisco soprattutto ai partiti, ai sindacati, ai movimenti e a tutte quelle organizzazioni che di politica vivono e ingrassano. La mia amara constatazione è rivolta a chi, pur insoddisfatto di come vanno le cose nella nostra regione, ultima in Europa, persevera nell’astenersi dal voto, mi auguro che possa servirgli da sprone, faccia un sforzo, guardi fra i candidati chi a suo parere è più affidabile e poi vada a votare.
Chi scegliere? Questa è un’altra domanda importante una volta che si decide di andare al seggio elettorale. Per quel che mi riguarda, ho sempre usato il sistema che usano negli uffici del personale quando si devono assumere nuovi collaboratori. La prima scelta va fatta sul candidato a presidente, tralasciando l’appartenenza partitica, si dovrebbe guardare al passato del candidato, cosa ha fatto per vivere prima di darsi alla politica? E’ una domanda che in pochi si pongono, ma dovrebbe essere fondamentale.
Quando ci si presenta per un posto di lavoro, lo si fa con un curriculum alla mano e possibilmente con qualche lusinghiero certificato di precedenti datori di lavoro, dovremmo pretendere lo stesso dai i candidati, mettendo da parte amicizie, parentele e … clientele; lo so già qualcuno mugugna: “ma come si fa a non tener conto del dottore, dell’avvocato, del senatore, dell’onorevole tizio amico di caio e sempronio, dei favori chiesti e ricevuti?”
Si fa, si deve fare, se si vuole che le cose cambino, in caso contrario continuiamo ad indignarci e a prendercela sempre in quel posto.
Avrei una proposta da suggerire a chi andrà a governare: rendere obbligatoria una certificazione di voto ogni volta che si chiedono servizi pubblici, pena la non accettazione della richiesta. Pensate che la percentuale degli astenuti diminuirebbe?
Scusatemi per questa lunga elucubrazione e BUON VOTO a tutte/i, con "discernimento", però, come ci invita a fare anche la nostra Santa Madre Chiesa.
Antonio Michele Cavallaro






