Nel libro VI delle Leggi (765d-766) Platone , attraverso il personaggio fittizio, detto l’Ateniese,testualmente afferma : “Nel nostro Stato, la carica di gran lunga più importante sarà questa: il ministro dell’istruzione. Ecco perché il legislatore non deve mai permettere che l’istruzione dei giovani diventi una questione secondaria o marginale. Il primo punto, pertanto, sarà questo: eleggere a quella carica il migliore tra tutti i cittadini".
I risultati dell’indagine INVALSI rielaborati dalla Fondazione Agnelli sui divari di apprendimento sui territori e sulle Scuole, resi noti di recente, richiamano alla memoria il monito di Platone sulle qualità che dovevano caratterizzare il “Sovrintendente Scolastico” che doveva essere il migliore tra tutti i cittadini per gestire una materia fondamentale per la crescita della Comunità. I divari territoriali in materia di apprendimento, a parere della Fondazione Agnelli, sono una delle principali criticità del nostro sistema di istruzione. Non c’è dubbio che, sulla base dei dati rilevati ed analizzati, il nostro sistema educativo nazionale non è assolutamente equo. Non bisogna, altresì, tacere che proprio l’Italia, in Europa, è caratterizzata dai più rilevanti divari territoriali di apprendimento. La Fondazione Agnelli si è limitata ad analizzare i divari riferiti alla Scuola Secondaria di secondo grado ove essi sono più accentuati rispetto ai due gradi iniziali.
In particolare il divario tra la Macro Area Nord Est ed il Sud-Isole, riferito all’apprendimento della sola Matematica, è pari a 24 punti. In termini pratici cosa significa l’entità di questo divario? Il rapporto diffuso ci spiega: “è come se in Matematica gli studenti del Sud e delle Isole avessero fatto oltre due anni di scuola in meno”. Le regioni meridionali, inoltre, sono caratterizzate dalla presenza di Studenti al di sotto del livello 3 che è definito come “soglia minima di competenze adeguate raggiunte in Italiano e Matematica in ogni grado scolastico”. Da questi elementi si desume e si conferma come i divari scolatici e di apprendimento siano una questione nazionale che dovrebbe essere assunta come elemento fondamentale nelle politiche scolastiche al fine di superare un divario intollerabile che contribuisce ad accentuare la separatezza fra le regioni del Sud ed il resto del Paese.
Quanto alla lettura dei libri il cui dato condiziona fortemente il livello di “povertà culturale , tra il Nord ed il Sud permane un divario che non accenna a ricomporsi. Nel Sud e nelle Isole vive un terzo circa della popolazione italiana, ma, secondo i dati elaborati dall’Osservatorio dell’Associazione Italiana Editori, in queste regioni si vende meno di un terzo (19%) dei libri venduti in Italia. Questo dato di sintesi è confermato da altri indicatori riferiti alla percentuale dei lettori per singole regioni e per classi di età. In questo contesto che raffigura la distribuzione della povertà culturale nel nostro Paese, una riflessione particolare, sia pure sintetica, occorre dedicarla alla situazione che si registra nella Regione Calabria. I dati Calabresi meritano una considerazione appropriata non solo perché la Calabria è il fanalino di coda per reddito medio pro-capite, per i tassi di disoccupazione soprattutto quelli giovanili e femminili, per gli indici di povertà, per i Lea ( livelli essenziali di assistenza), per la dotazione di infrastrutture di trasporto e per tanti altri indicatori della condizione socio-economica ma anche perché in tema di divari scolastici , lettori di libri e dotazione di biblioteche la Regione è saldamente attestata in fondo alle varie classifiche. Limitandoci ai soli divari territoriali di apprendimento riferiti all’Italiano, le Regioni Veneto e Lombardia hanno un punteggio pari 206 mentre la Calabria ultima in classifica ha un punteggio di 186. In Matematica il Veneto ha un punteggio di 210 mentre la Calabria si attesta a 181 con ben 30 punti circa di differenza!! Quanto alla diffusione del libro si evidenzia un solo dato: In Calabria solo il 24% degli adulti ha letto almeno un libro nell’ultimo anno rispetto alla media italiana del 41,4 %. Questi “divari“ meriterebbero un’attenzione particolare da parte soprattutto di quelle forze politiche che si dicono interessate a garantire un reale processo di unificazione del paese anche in vista dell’attuazione di quel che resta dell’Autonomia differenziata. In questo quadro generale di disattenzione rispetto al problema quasi fosse una fatalità, è da apprezzare perciò il contributo offerto dal Sen. Nicola Irto, Segretario Regionale del PD, che pochi giorni addietro ha posto con fermezza all’attenzione del governo nazionale e locale le problematiche relative al superamento della “povertà culturale”.
Giuseppe ALOISE