L'appartenenza ad un luogo specifico o l'orgoglio di discendere da un posto piuttosto che da un altro ha fatto nascere diversi lemmi che di volta in volta ognuno adatta al proprio specifico caso. L'essere romano, ad esempio, si esplicità nel livello di "romanità" del cittadino di Roma che si sente fiero di esserlo così come ho sentito talvolta parlare di "fiorentinità" per indicare un modus di interpretare gli avvenimenti, l'arte, gli atteggiamenti tipici di un fiorentino doc; molto più modestamente si può parlare di "cassanesità" a voler affermare il proprio legame alle tradizioni, al dialetto e ai modi di agire tipici dell'abitante di Cassano Ionio. A volte si vogliono mettere in risalto i tratti positivi particolari del paese d'origine come le feste, i cibi, i costumi e le belle tradizioni popolari; a volte, purtroppo, ci si riferisce a quelle attitudini non proprio esemplari con riferimenti a talune tendenze al malaffare, all'egoismo, alla tirchieria (vedi Genova) all'omertà, all'inciucio, alla violenza ecc ecc. Questa volta ci riferiamo a certe becere attitudini radicate in alcuni esemplari di cassanesi (pochi per fortuna) che hanno appreso l'arte del raggiro nell'affabulazione più sordida e strisciante dai mille sottintesi che tanti guai ha provocato nel bel territorio cassanese affacciato sullo Jonio. Lezioni apprese da un giovanissimo che ruotava attorno ai rappresentanti di un socialismo molto particolare sotto il cui simbolo si sono create delle vere e proprio fortune politiche e non solo. Il personaggio di cui trattiamo si chiama Salvatore GALLO, conosciuto da giovane come Giacinto, emigrato in Piemonte, precisamente a Torino, nei primi anni '60 dove ha costruito a poco a poco la sua carriera politica. Chi lo ha conosciuto lo ricorda con un bel "tirabaci" sulla fronte alla Little Tony, sempre vestito con giacca e cravatta, com'era consuetudine per chi voleva a tutti i costi, in quegli anni, dare un'immagine seriosa di se. Abitava con la sua famiglia nel rione Sant'Agostino, ragazzo tranquillo che cominciava a bazzicare gli ambienti di un emergente socialismo con i vari Gino Bloise, Pietro Garofalo e Salvatore Frasca. Ogni tanto si organizzavano delle innocenti serate di ballo alle quali partecipava volentieri e nessuno avrebbe allora mai immaginato che possedesse quelle "qualità" particolari che lo hanno fatto emergere nel mondo politico dell'elegante Torino, dove il modo di agire "omertoso" viene contrabbandato per "riservatezza", edulcorando così attegiamenti che invece si possono definire, senza ombra di dubbio, "tipicamente mafiosi".
La presenza massiccia di meridionali in quella ricca città industriale in pieno sviluppo economico diede sicuramente la possibilità al nostro di estrinsecare nel Partito Socialista, nel quale sicuramente godette della presentazione del prof. Pietro Garofalo, all'epoca segretario particolare di uno dei più potenti uomini politici calabresi e italiani Giacomo Mancini, le sue indubbie e convincenti capacità affabulatorie. Non ricordiamo bene in che periodo, crediamo nei primi anni '80 ebbe l'incarico di assessore nel comune di Torino, se non ricordiamo male alla sanità, e fu coinvolto in un'inchiesta giudiziaria. Oggi è venuto, alla grande, di nuovo alla ribalta di alcuni dei più importanti media nazionali: La STAMPA e La REPUBBLICA. Dei due quotidiani nazionali offriamo ai nostri lettori le pagine che riportano i fatti per cui il sig. Salvatore GALLO da Cassano Ionio, viene indagato. Questo tipo di cassanesità a noi non piace, anzi ci fa proprio ribrezzo e ci dispiace che queste attitutidini trovino ancora oggi ottimi interpreti a cui molti giovani, purtroppo, si ispirano e si stanno "acculturando" pronti per una nuova "esportazione" del sistema mafioso-clientelare alla "cassanese".
L'articolo de "La Repubblica"