Anche il neo-Papa Leone XIV ha più volte ribadito che la Chiesa deve essere pronta ad ascoltare le voci dei fedeli onde intraprendere il cammino più corretto per diffondere il Verbo. Il termine “Sinodo” è diventato simbolo di una necessità di ascolto da parte dei Pastori e di partecipazione attiva da parte del Gregge.
Sinodo viene dal greco, dall’unione di due parole σύν e Όδός (la prima significa con, insieme; la seconda viaggio, strada), da cui σύνοδος, (sinodo in italiano), che significa “viaggiare insieme”. Questo piccolo preambolo era necessario per comprendere meglio il significato di questa parolina che tante volte abbiamo ascoltato nelle omelie o letto sulla stampa cattolica. In pratica la Chiesa di Roma invita tutti i cattolici ad intraprendere un grande cammino di riflessione, ascolto, racconto e sogno per il futuro, per il rinnovamento del modo di essere della Chiesa stessa. A questo proposito abbiamo estrapolato una parte di una recente intervista al Cardinale Jean Claude Hollerich sull’argomento che ci interessa.
Che cosa vuol dire, concretamente, sinodalità?
«Significa che tutto il popolo di Dio cammina insieme. Tutti abbiamo la missione di annunciare il Vangelo. Il carattere missionario della sinodalità è essenziale. La collegialità tocca il cuore del governo ecclesiastico e del modo in cui viene esercitata l’autorità ecclesiale. Occorre una Chiesa in cui si ascoltano i laici e le donne per le decisioni da prendere. Serve una maggiore corresponsabilità tra gerarchie e popolo nell’orientamento della Chiesa. Un vescovo deve saper ascoltare la sua gente».
Lei è pronto?
«Sì. Spesso, nel mio ministero, ho cambiato idea proprio grazie all’ascolto. Mi sono reso conto che alcune mie convinzioni erano troppo ristrette per comprendere pienamente la realtà, non tenevano conto della complessità e della ricchezza della quotidianità della vita. La sinodalità è un esercizio di umiltà, ma anche di fiducia nello Spirito Santo, che parla attraverso le persone con cui si condividono i percorsi di vita o che si incontrano».
Il cardinale alla seconda domanda risponde: “Spesso, nel mio ministero, ho cambiato idea proprio grazie all’ascolto”
Ma è veramente così per i tanti preti e vescovi che spesso utilizzano il termine “sinodo” senza poi mettere in pratica quello che sarebbe il vero intendimento del termine? E’ così anche nelle nostre parrocchie, nelle nostre diocesi calabresi?
Qualche dubbio lo abbiamo a dire il vero; “parlar bene ma razzolare male” è un detto antico che talvolta si utilizza per stigmatizzare i proclami fantasmagorici di alcuni politici, ma anche nella chiesa gli esempi sono tanti e non c’é da meravigliarsi.
Gli anatemi che dai pulpiti vengono lanciati sul popolo orante, spesso dovrebbero far riflettere chi li pronuncia prima sul proprio modo di essere e di agire. Potremmo fare qualche citazione aulica a questo proposito, ma non lo facciamo, lasciamo le citazioni erudite a chi si diletta con questo tipo di oratoria che potremmo definire auto-incensante, a noi interessano i fatti, ed è un fatto serio quando i pastori permettono a taluni personaggi, che mai nella loro vita si sono avvicinati alla Chiesa di Dio con atto di cristiana sottomissione, di strumentalizzarne i riti per la loro personale promozione sociale e politica; quando si permette a costoro di presentarsi come persone affidabili e pie agli occhi dell’elettorato cattolico.
Che Sinodo sia, ma viaggiamo insieme a sorelle e fratelli che riconoscono profondamente l’azione dello Spirito Santo in un cammino, che è, e deve essere, solo di Fede.
Tonino Cavallaro
Libero pensatore