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Nasce il Laboratorio di Scrittura Autobiografica

autobiografia.jpgIl prof. Giuseppe Costantino cassanese di nascita, romano d’adozione e residente oggi a Trebisacce, ci ha inviato una breve nota nella quale propone, a coloro che lo desiderano, la frequentazione di un “Laboratorio di Scrittura Autobiografica” con titolo e sottotitolo di per sé stessi, curiosi ed accattivanti.

“Ogni vita merita un romanzo” - Scrivere di sé….per sé.

Abbiamo pensato di chiedere maggiori delucidazioni riguardo alla sua iniziativa e ne è uscita un’intervista che riteniamo molto interessante per capire meglio il suo progetto.

D: Incominciamo dal titolo “Ogni vita merita un romanzo”

R: E’ stato Flaubert ad affermarlo, indicando con ciò, a quale messe di fatti un romanziere può ispirarsi, ma le persone comuni sono le ultime a rendersi conto di quanto gli eventi della propria vita possano essere oggetto di “drammatizzazione”. Le persone si meravigliano delle avventure altrui, ma non si guardano dentro e non si avvedono che la propria esistenza gli offre altrettante possibilità. Persino quando ci identifichiamo con i personaggi ideati dal romanziere, ripetiamo che loro vite appartengono ad un mondo diverso dal nostro, e dimentichiamo che la nostra esistenza viene prima dei personaggi, diversamente falliremmo l’identificazione.

D: Il sottotitolo “Scrivere di sé…per sé”

Scrivere di sé serve a dare forma compiuta alla vita, che per sua natura, per il suo fluire, non può avere, al punto che gli avvenimenti più comuni si trasformano in avventura.

Già nel 1976 nel celebre saggio Verso un’ecologia delle mente, Gregory Bateson osservava, dopo aver riflettuto sul funzionamento delle culture umane, che noi apprendiamo per storie…..Siamo tutte le storie che abbiamo incontrato e interpretato…Siamo i nostri racconti e non possiamo che raccontarci di continuo. A queste osservazioni fece seguito la riflessione di Jerome Bruner considerata a buon diritto una vera e propria svolta narrativa. Ambedue convergono nel riconoscere un’attitudine umana definita autobiografica. Da questo momento quello che era stato frutto della speculazione filosofica trova un’applicazione nel campo dell’educazione.

Se all’inizio la scrittura autobiografica veniva utilizzata come stimolo a raccontare e a raccontarsi oralmente, in seguito con Duccio Demetrio in Italia e Philippe Lejeune in Francia, perviene ad un vero e proprio statuto epistemologico.

La scrittura ci aiuta a svelare qualcosa di noi fino a quel momento rimasto oscuro o silente, per quella sana rimozione di cui facciamo uso per proteggere la nostra vita nella sua quotidianità.

Storia individuale dunque, ma come sappiamo questa non può sussistere senza entrare in risonanza con le storie degli altri, se non vuole ridursi al solipsismo. La motivazione originaria può anche rientrare in quello che Duccio Demetrio chiama narcisismo buono, ma al termine del lavoro autobiografico ci accorgiamo che abbiamo scritto di molti di coloro che abbiamo incontrato nella vita, di cosa pensiamo del mondo, e del posto che di volta in volta vi abbiamo occupato.

Perché “laboratorio”? Un atto individuale come la scrittura autobiografica associato ad uno spazio condiviso come è appunto un laboratorio?

Il laboratorio è uno spazio in cui ogni partecipante porta se stesso, i propri sentimenti le esperienze di vita e attraverso la scrittura li mette a disposizione degli altri. Si lavora individualmente, ma viene svolto collettivamente. Il clima del gruppo, orientato alla stessa finalità, favorisce il lavoro individuale, sostiene la riflessione e il contatto con le emozioni suscitate dai vissuti fatti affiorare dagli stimoli delle attività laboratoriali.

La scrittura poi è svincolata da ogni valutazione; ognuno può trovare la propria voce nella più completa libertà di espressione. Tutti sono coinvolti ma non forzati; sempre salvaguardata la libertà di condividere in tutto o in parte i propri scritti. Ogni storia autobiografica merita identico rispetto e tutti si dispongono ad un ascolto non giudicante delle storie degli altri.

 

Chi può frequentare i laboratori?

Da quanto appena detto, tutti. Anche coloro che hanno dei vissuti con la scrittura, problematici se non dolorosi, perché legata al “compito” e ai segni rossi e blu dei professori. Ognuno rimane esclusivo “proprietario” della propria scrittura nella quale avrà trovato la sua “voce” le “sue” parole.

Decisiva sarà la motivazione, il desiderio di riflettere su momenti significativi del proprio passato, per ri-significarlo o semplicemente aprirsi al riaffiorare di tracce mnestiche della propria biografia.

Lei, proponendosi come conduttore, declina le sue referenze come docente-formatore, mentalcoach ed esperto di scrittura autobiografica. Quali differenze vi sono, se vi sono, e quali analogie tra queste figure professionali, e quale ruolo svolge il formatore nella conduzione dei laboratori?

Prima di rispondere a queste domande penso sia opportuno definire meglio il terreno su cui si muovono le persone in un laboratorio di scrittura autobiografica.

L’esperienza personale è centrale nella scrittura autobiografica e, il terreno d’elezione, è l’autoformazione, nella quale diventa significativo tutto ciò che si svolge con lo svolgersi della vita; è l’esperienza del sempre, il patrimonio del nostro lavorare, divertirci, riposare; da tutti gli incontri che si fanno e da quelli a cui si manca; cruciale perché si abbia apprendimento è la consapevolezza di che cosa sia accaduto, in tal caso l’apprendimento si configura come metapprendimento, riflessione e consapevolezza dei cambiamenti prodotti dall’esperienza di vita.

Tuttavia l’autoformazione non esclude la presenza, il ruolo del formatore e non è necessariamente apprendimento in solitudine.

Il formatore in questi casi deve dotarsi degli strumenti, dei dispositivi e soprattutto della postura dell’autoformazione, indispensabili nei percorsi più espliciti di autoformazione, com’è quello, appunto della scrittura autobiografica.

Per rispondere in modo più esplicito alla sua domanda, durante la mia vita professionale ho assunto tutte e tre le posture, pur operando nello stesso ambito, quello pedagogico e di cura della relazione. Più direttivo come docente con gli adolescenti, più supportivo con gli adulti in formazione, come “spalla” nei progetti di coaching e infine come agevolatore nei laboratori di scrittura autobiografica. A dettarmi il modo di propormi, la specificità dell’apprendimento nei diversi set: quello degli adolescenti, quello degli adulti ed infine quello più propriamente auto formativo dei laboratori di scrittura autobiografica.

In particolare, per quanto riguarda l’attività oggetto di questa intervista, mi piace menzionare il luogo dove mi sono formato, mi sto formando e continuerò a frequentare, si tratta della Libera Università dell’Autobiografia che ha sede ad Anghiari sulla strada che da Arezzo porta a San Sepolcro, i luoghi di Piero della Francesca. Una comunità di ricerca, formazione e diffusione della cultura della memoria fondata nel 1998 da Duccio Demetrio e Saverio Tutino, dove centinaia di persone di ogni età hanno appreso l’arte della scrittura di sé e i cui orientamenti hanno poi declinato nelle loro aree professionali e diffuso nei loro territori.

Dove si potranno tenere i Laboratori?

Nel territorio che corrisponde grosso modo alla Sibaritide delimitato da questi tre punti: Rossano, Cosenza, Policoro.

Intervista al prof. Giuseppe Costantino (nella foto) a cura di Michele Sanpietro

Per info: Tel. 3282511906 ,email costantinopino @ gmail.com

 

 

 

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