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Fra le risaie di Sibari - poesia

risaia-pioggia.jpgDiversi anni fa scrissi questi versi, era d'ottobre e la pioggia martellava incessantemente da diversi giorni sulla pianura, ora la pioggia è finalmente tornata dopo mesi di siccità. Altrove ha provocato danni notevoli e da noi c'é chi si lamenta che è poca, cambia il clima e cambiamo anche noi anno dopo anno.
Sarebbe bello se cambiasse solo il nostro aspetto esteriore e restassimo invece coerenti nel nostro agire, purtroppo le vicissitudini della vita non permettono a tutti il lusso di essere coerenti, qualcuno dimentica (o fa finta) i suoi trascorsi e come una pallina di ping-pong passa da un campo all'altro finchè il giocatore più bravo, con una schiacciata improvvisa, incrina la sua necessaria integrità, la mette fuori gioco e rimane definitivamente sul pavimento a vivacchiare all'ombra di chi l'ha fatta giocare un'ultima volta. Di questi pinco-palla è pieno lo scenario dei nostri paeselli, un mondo di guitti in cui ci si arrabbatta a racimolare uno stipendiuccio per vivere una vita falsamente "dignitosa", perchè la dignità vera, se la sono già giocata e di quella non resterà che la magra soddisfazione del piatto di spaghetti quotidiano. Questa riflessione c'entra poco con la poesia che vi propongo, scusatemi sono un po' rintronato stamattina. (Antonio Michele Cavallaro)

Passeggio con l’ombrello

sotto la pioggia.

l’acqua gorgoglia giù

per i rigagnoli ai lati

del sentiero prima polveroso

ora lustro e scivoloso.

Gocce mi sfiorano la pelle.

carezze delicate del cielo

sembrano in questo meriggio

traforato da rari raggi impertinenti,

perforanti le nubi ora leggere,

e che disegnano spazi limitati

di un verde brillante

nelle risaie di Sibari.

Rari sprazzi gioiosi di luce

nel grigiore quotidiano

di vite monotone piene

d’indifferente tranquillità

cieche della tragica realtà

di sofferenze dissimulate,

di disagi evidenti,

di disperazione vera,

di morte esistenziale.

Continua il mio cammino

sotto l’ombrello

che ora non ripara.

Oddio! Ho freddo,

La pelle più non mi protegge,

gelide sono ora le gocce,

penetrano in profondità,

raggiungono la parte

più nascosta della mia anima,

trascinando con loro

tutti i dolori e i pianti

di questo piccolo, miserabile,

ma presuntuoso mondo

e in esse tragicamente annega

il mio spirito.

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