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Corigliano-Rossano. Con i giovani il via alla fusione

coriglianorossanoDomenica scorsa i cittadini di Corigliano e Rossano hanno scelto liberamente di unirsi per “fondare” una nuova città. Come si chiamerà non ci interessa, sarebbe bello però se scegliessero di chiamarla Thurij o Copia, perché no. Sicuramente non Sibari o Sybaris. Della città arcaica è bene che rimanga il mito e di quel villaggetto abbandonato a se stesso che si chiama Sibari è bene che resti quello che è: una periferia dimenticata o quasi da una genìa senza stimoli ormai, che vive arroccata all’ombra di un campanile ancora non terminato e di un roccione senza castello, aspettando sempre qualcuno che passi, magari per caso, per distribuire qualche elemosina. Personalmente plaudo di cuore al buonsenso dimostrato dai cittadini delle due città ioniche e soprattutto ai giovani, che hanno dimostrato una voglia di cambiamento forte e decisa.

Per la cronaca i coriglianesi che hanno votato sono stati 12605 dei 38236 aventi diritto, quindi circa il 33%. A votare per il SI sono stati 7674 pari al 61,36% e per il NO 4833 pari al 38,64%.

A Rossano hanno votato 13556 dei 30326 aventi diritto, il 44,70%. 12715 hanno scelto il SI e solo 791 il NO: 93,80% contro il 5,84%.

Come si può facilmente notare Corigliano ha avuto un’affluenza minore alle urne pur avendo ben circa 8000 elettori più di Rossano.

Probabilmente coloro che erano contrari alla fusione paventavano proprio la mancanza d’interesse per la politica da parte dei propri concittadini che, se confermata in futuro, potrà portare nelle mani dei rossanesi le redini del carro della nuova città. Ma mi permetto di opinare, avendo vissuto per qualche anno a Corigliano, che forse il disamore dei cittadini per la politica è dovuto proprio alla mancanza di progettualità che hanno avuto un po’ tutti (chi più, chi meno) coloro che hanno gestito la cosa pubblica negli ultimi decenni. Sarà compito di chi ha scelto la strada dell’unione far si che i coriglianesi ricomincino ad occuparsi di politica.

Certo non è stata una scelta facile, lo comprendo, ma la fusione non comporterà assolutamente la perdita delle tradizioni locali o la propria storia, anzi contribuirà a rafforzare tutto ciò che di buono e magari di diverso vi è per iniziare un percorso rivolto al futuro con idee innovative, con uomini nuovi e con possibilità maggiori. Le cassandre che hanno sparato contro il SI poco prima del referendum non sono state credute per fortuna e il popolo ha scelto con lungimiranza condita da grande speranza.

Perché noi dei centri urbani viciniori dobbiamo essere contenti di questo risultato? Intanto tutta la Sibaritide ha la possibilità di liberarsi del Cosenza-centrismo che ci opprime da secoli e poi, con una città che sicuramente diverrà presto di almeno centomila abitanti, si potrà aspirare a quello che da sempre agogniamo: un aeroporto, un porto marittimo più attivo che possa attrarre grandi compagnie, una sede universitaria, una ferrovia che finalmente possa ripristinare i collegamenti di lunga percorrenza, un nosocomio degno di questo nome e tant’altro ancora.

Non è necessario vivere nella città, importante è averla vicina per goderne i benefici. Proprio in periodi di crisi è importante unirsi, il detto “l’unione fa la forza” non è un semplice modo di dire è una realtà che può abbattere qualsiasi ostacolo.

Mi sento di rivolgere ai numerosi amici di Corigliano e di Rossano un ringraziamento sincero per la scelta fatta, sicuro che sapranno trovare le donne e gli uomini giusti per portare a compimento l’opera appena iniziata, sarà dura ma so che ci riusciranno.

Dell’area vasta si dovrà parlare e tocca ai rimanenti paesi della Sibaritide, dell’alto e basso Ionio, cominciare a creare i presupposti perché quest’altro obiettivo possa essere raggiunto quanto prima.

A noi di Sibari, che frequentiamo abbastanza assiduamente sia Corigliano che Rossano, non resta che auspicare che un giorno ci si possa liberare dal giogo del comune a cui, ahimé, apparteniamo, come hanno fatto prima di noi altre due realtà urbane della vicina Basilicata, Policoro e Scanzano, per poter decidere autonomamente del nostro destino: un sogno mai sopito.

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