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Dove si trovano le vestigia della Sybaris arcaica? A Rossano lo sanno!

Sybaris arcaicaminiRecentemente si è tenuto nel Centro storico di Rossano un convegno durante il quale l’architetto Nilo Domanico presentando una sua pubblicazione dal titolo “Alla ricerca di Sybaris e Thurii”, ha ventilato la possibilità che i resti della Sybaris arcaica non fossero sotto le vestigia della romana Copia. Una teoria che condivido da almeno 40 anni, già nel 1980 il prof. Gaetano Tricoci aveva scritto in un suo libro poco conosciuto (Sybaris, Thurji, Copia) e confermato durante un’intervista a TeleCassano da me condotta, che Sybaris non è lì dove l'archeologia del tempo indicava; ma anche il compianto architetto Maurizio Silenzi Viselli, più recentemente, in una sua pubblicazione (Sybaris questa sconosciuta) e durante una successiva conferenza tenuta nel Museo di Sibari, espose le sue teorie sull'ubicazione dell'antica città magnogreca. Con tutto il rispetto per l’arch. Domanico, credo che sia arrivato un po' tardi. Probabilmente, dopo l'unione dei due comuni Rossano e Corigliano, qualcuno pensa che di colpo il territorio a sud di Sibari sia diventato l'ombelico del mondo e vorrebbe far "scivolare" i resti dell'antica città a sud del Crati, sarebbe una delle tante falsità che si vorrebbero accreditare nell'opinione pubblica, stiamo attenti a non divulgare scemenze del genere, come quella della creazione della provincia della Magna Graecia con due capitali Crotone e CoRo: siamo alla follia.

Durante il convegno di Rossano per fortuna le conclusioni sono state affidate al prof. Franco Filareto, profondo conoscitore della storia della Magna Graecia che, sicuramente, non si è fatto trascinare in facili entusiasmi. La sua proposta, invece, che trovo molto interessante, è quella di tentare di far assurgere tutto il territorio della Sibaritide a “Patrimonio dell’Umanità” sotto il mantello protettivo dell’UNESCO, quindi, in un unicum territoriale comprendente tutti i comuni della fascia ionico-cosentina influenzata dalla presenza di Sybaris.

Il prof. Filareto, in una recente intervista ad un’emittente locale ha ricordato che nel territorio calabrese-sibarita si sono succedute ben 5 civiltà, la protostorica degli Enotri e dei Brettii, l’ellenica con Sybaris, la latino-romana con Copia, la cristiano-bizantina con Rossano e la normanno-sveva (tralasciando anche quella non meno importante dei Longobardi in una parte del territorio tra la valle dell’Esaro - Malvito, San Marco Argentano ecc. e lo Jonio - Corigliano e Cassano). Tutte queste presenze hanno lasciato tracce indelebili nelle usanze, nei dialetti, nelle abitudini dei nostri paesi, come tante volte evidenziato anche dal nostro prof. Leonardo Alario attraverso le sue innumerevoli pubblicazioni inerenti il folklore e i dialetti locali.

Teniamoci a distanza di sicurezza dalle fantasiose idee di certi politicanti da quattro soldi e studiamo più approfonditamente la storia del territorio, avvalendoci non solo delle notizie bibliografiche, ma anche dei moderni strumenti tecnici di osservazione e di analisi messi a disposizione dalla scienza e coinvolgendo magari anche l’UNICAL con i dipartimenti di storia, di scienza della terra e del Turismo. Purtroppo il nostro ateneo cosentino non ha una facoltà di archeologia, cosa gravissima a parer mio, visto che in tutta la regione vi sono innumerevoli siti di notevole importanza archeologica, una mancanza, anche questa, di cui dovrebbero farsi carico i nostri “illuminati” politici. Essere fieri ed orgogliosi di appartenere ad un territorio senza averne rispetto e senza conoscerlo profondamente serve solo a fomentare discordie e desiderio di sopraffazione.

Antonio Michele Cavallaro

Libero pensatore

 

 

 

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