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Arte. Il vero nome del maestro de "L'annuncio ai pastori"

adorazione.jpg(Adorazione dei Magi. Maestro dell'annuncio ai pastori. Palazzo Zevallos. Napoli) Achille della Ragione, amante della cultura e dell’arte napoletana attento conoscitore delle collezioni napoletane ha dedicato una delle ultime fatiche intellettuali ad una figura lasciata nell’anonimato all’interno della pittura naturalista napoletana: il Maestro dell’Annuncio ai pastori. 
Il vero nome del Maestro dell’Annuncio ai pastori libro anche catalogo è curato da Edizioni NAPOLI ARTE (2018) e raccoglie un apparato fotografico di cento venti foto tra tavole e immagini. Un lavoro work in progress che è durato anni di cui le tracce si rinvengono nei diversi articoli, tanti tasselli dell'appassionato studio, pubblicati sul suo blog che sono confluiti nel volume.

Uno dei primi a dare una connotazione temporale all’attività e alla figura di Bartolomeo Bassante o Passante fu Roberto Longhi nel millenovecentotretacinque che lo ritenne pugliese nato a Brindisi nel milleseicentodiciotto, presente a Napoli a partire dal ventinove e morto nel milleseicentoquarantotto.

In un’intervista del gennaio del millenovecentotretacinque contemporanea all’Esposizione francese dedicata ai Pittori della Realtà, lo storico propose un parallelo tra Bassante e Louis Le Nain. 
Quanto dell’allora dichiarazione giornalista rilasciata dallo storico:

«Insisto sui napoletani perché fu proprio a Napoli che sulla via tracciata dal Caravaggio gli argomenti biblici ed evangelici si tramutarono non appena fosse possibile in scene georgiche, contadinesche. Quante Natività per amor dei pastori [e non dei Magi], quante Divisioni delle gregge! Non si trascura neppur di isolare a bella posta l’episodio dell’Annuncio ai pastori! Guardi per esempio questo di Bartolomeo Bassante un allievo del Ribera e a mio vedere, più grande del maestro. [E qui riproducevo sotto il nome del Bassante il capolavoro di Birmingham allora attribuito al Velázquez.]  
Non che sia pittura simile al Le Nain anzi villosa e irsuta ma l’affinità di concepimento mi pare importante. 
C’è un’altra cosa. Due quadri spettacolosi del Bassante erano, nel tardo Seicento, a Aix-en Provence nella collezione Boyer d’Aiguilles; oggi non si conoscono che incisioni.»

adorazione pastori.jpg(Adorazione dei pastori. Passante o Bassante) L’autore confrontando le sue posizioni storico-artistiche con quelle contemporanee ha portato avanti un discorso critico meritevole non solo per aver riordinato un cospicuo apparato fotografico ma perché ha colto attraverso ulteriori osservazioni di natura storico-politico e sociologiche un aspetto che ha investito la produzione pittorica del Maestro ovvero quella di farsi portavoce della dimensione di povertà che investiva una parte della società meridionale legata all’attività agricola.  

“Il Maestro degli Annunci ai pastori va collocato idealmente in quel gruppo di artisti di cui in seguito faranno parte Domenico Gargiulo, Aniello Falcone, Francesco Fracanzano e soprattutto Francesco Guarino, i quali saranno impegnati in un’accorata denuncia delle misere condizioni della plebe, dei contadini e delle classi popolari e subalterne.” 
da Il vero nome del Maestro dell’annuncio ai pastori

Considerazioni che come lui stesso ha ben inteso vanno inquadrate nella storica Questione meridionale alla quale in tal senso dedica un capitolo. Il Maestro dell’Annuncio ai pastori precursore della questione meridionale con la successiva partecipazione della nostra letteratura come quella di Simone Tranquilli (Pescina,1900-Ginevra 1978) al secolo Ignazio Silone: 

“In certi libri com'è noto, l'Italia meridionale è una terra bellissima, in cui i contadini vanno al lavoro cantando cori di gioia, cui corrispondono cori di villanelle abbigliate nei tradizionali costumi, mentre nel bosco vicino gorgheggiano gli usignoli. Purtroppo a Fontamara, queste meraviglie non sono mai successe. I Fontamaresi vestono come poveracci di tutte le contrade del mondo. E a Fontamara non c'è bosco: la montagna è arida, brulla, come la maggior parte dell'Appennino. Gli uccelli sono pochi e paurosi, per la caccia spietata che ad essi si fa. Non c'è usignolo; nel dialetto non c'è neppure la parola per designarlo. I contadini non cantano, né in coro, né da soli; neppure quando sono ubriachi, tanto meno (e si capisce) andando al lavoro. Invece di cantare, volentieri bestemmiano”.
Ignazio Silone. Fontamara, 1933.

(Vanga e latte.Teofilo Patini Roma Ministero dell'agricoltura.) Achille della Ragione attento conoscitore anche della cultura politica contemporanea sul suo blog cura tra l’altro ritratti dedicati a figure storiche tra esse Teofilo Patini (Castel di Sangro 1840 - Napoli 1906). L'artista abruzzese non solo fu attento studioso della pittura del Seicento napoletano ma precursore rispetto ai contemporanei della denuncia sociale attraverso la sua arte. Così la naturalistica Madonna delle Adorazioni è sostituita in Vanga e latte dalla contadina che allatta il pargolo. 

Rosaria Di Girolamo

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