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Un caso di maldestro uso della storia da parte della politica

aloiseIl dott. Giuseppe Aloise (nella foto) é un appassionato di storia ma anche attento osservatore di ciò che avviene nel mondo della politica ed in particolare quella italiana ed europea. E' difficile che gli sfuggano le contraddizioni di tanti politici che talvolta affermano esattamente il contrario di quanto da loro stessi detto in precedenza, o tentano di assoggettare alle proprie convinzioni fatti storici incontrovertibili. Nella sua dissertazione è encomiabile il suo riferimento a don Sturzo; quanto mai attuale la sua visione europeistica, ancora oggi non del tutto recepita, andrebbe riletta nel contesto attuale e potrebbe essere oggetto di una riflessione approfondita da parte delle residue forze progressite-democratiche. Questa volta ha colto in fallo la nostra "premier" Giorgia Meloni e ce lo racconta nel suo modo solito, con una scrittura elegante ed erudita quanto basta, senza scadere mai nella saccenteria. Buona lettura. (La redazione)

Se dovessimo cercare nella cronaca quotidiana degli ultimi tempi un esempio o un “caso” di uso politico e strumentale della storia per piegarla alla propaganda di parte, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ce ne offre uno abbastanza chiaro e significativo.

Dal sito ufficiale della Presidenza del Consiglio si apprende che pochi giorni addietro “ Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha partecipato a Chisinau, in Moldavia, al Vertice della Comunità Politica Europea dove ha tenuto un intervento alla Sessione Plenaria.”

Nel corso dell’intervento ha affermato, tra l’altro, “… saremo vicini all'Ucraina, aiutandola a 360 gradi per tutto il tempo che sarà necessario. Per questo sosteniamo anche il cammino che Ucraina, Moldova, Georgia, ma anche i Balcani occidentali stanno compiendo verso l'adesione all'Unione europea. Siamo qui per ricordare che non esiste un'Europa di serie A e un'Europa di serie B; c'è solo l'Europa e quell'Europa ha bisogno, come ha detto Papa Giovanni Paolo II, di respirare con due polmoni: l’Occidente e l’Oriente.”

meloni moldavia.jpgLa premier Meloni (nella foto con la presidente moldava Mela Sandu), dunque, offre il sostegno a Ucraina, Moldova e Georgia per il loro ingresso nella Unione Europea e, per tale disegno politico, non esita a chiamare il causa il Papa polacco arruolandolo tra i “costruttori” di un’Europa a due polmoni ma che si fermi sul confine orientale dell’Ucraina. Il passo per arruolarlo tra i sostenitori dell’allargamento della Nato è breve. Non c’è dubbio, come da più parti si afferma, che la Storia è, prima di tutto, “scienza del contesto”.

Se uno storico, che sia tale, vuole raccontare un evento non può che inserirlo in uno scenario più allargato che tenga conto della pluralità di elementi e di accadimenti che rendono complessa l’analisi, Se, invece, lo storico estrapola l’avvenimento dallo scenario complesso nel quale è collocato, può, in tal modo, piegarlo all’obiettivo che si propone di realizzare compiendo così un uso distorto della storia.

Dove si colloca l’affermazione di Papa Giovanni Paolo II? Quali i riferimenti culturali, spirituali e religiosi?

Il 31 maggio 1980 a Parigi nel corso di un incontro con i rappresentanti delle Comunità cristiane non cattoliche, dopo aver ricordato la sua visita fraterna al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e sottolineato che la divisione storica delle Chiese è una ferita sempre aperta, Giovanni Paolo II ha affermato; Non si può respirare come cristiani, direi di più, come cattolici, con un solo polmone; bisogna aver due polmoni, cioè quello orientale e quello occidentale”.

Con la Lettera apostolica “Aegregiae virtutis” Papa Wojtyla, poco dopo, proclama i Santi Cirillo e Metodio compatroni d’Europa assieme a San Benedetto.

Cirillo e Metodio erano greci nati a Tessalonica ma divennero famosi perché evangelizzarono l’antica Russia cui diedero la lingua e la liturgia.

Ed infatti Pio IX autorizzò il culto dei Santi Cirillo e Metodio e nel 1880 Leone XIII con l’Enciclica Grande Munus sottolineò i grandissimi meriti dei due Santi fratelli ed estese il loro culto alla Chiesa Universale.

Nel 2013 il Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali così commentava la lettera apostolica Aegregiae Virtutis di Giovanni Paolo II e la nomina dei due Santi a Compatroni dell’Europa: “ Oltre che un concreto gesto di solidarietà con il popoli slavi, … il Papa ha voluto dare un contributo alla ricostruzione dell’unità del continente europeo al di là di ogni divisione ideologica e politica. La nuova prospettiva europeistica delineata in questa Lettera offre l’occasione di un approfondimento delle radici cristiane nelle nazioni europee attraverso la riscoperta dei loro valori, tradizioni e cultura, nella prospettiva di una Europa intera, che dall’Atlantico agli Urali respira a due polmoni…”

Con la “Aegregiae virtutis” Giovanni Paolo II ci ricorda che l’Europa è frutto dell’azione di due correnti di tradizioni cristiane e indica in San Benedetto il riferimento della cultura che parte da Roma e in Cirillo e Metodio il riferimento della cultura greca e della tradizione orientale irradiata tra tanti popoli dell’Est europeo. Non c’è dubbio che la scelta dei due santi slavi come compatroni dell’Europa obbediva ai segni del tempo del Concilio e prefigurava un più intenso dialogo tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa.

Un’ultima notazione, a conferma del radicamento dei due Apostoli nella Russia profonda: intorno al 1963 uno storico dell’arte scoprì per caso nell’attuale Bosnia-Erzegovina una icona di medie dimensioni che raffigurava i fratelli Cirillo e Metodio che riportava una iscrizione in russo: “ Questa icona è stata dipinta nel governatorato di Samara con i denti dal contadino Grigorij Zhuravljov, senza braccia e senza gambe, nel 1885,il 2 Luglio”. Samara era una provincia dell’impero russo attraversata dal Volga nelle Russia europea orientale.

Dal 1991, in Russia è stata istituita una festa annuale della Letteratura e della Cultura slava che cade nel giorno della memoria della Chiesa di Cirillo e Metodio.

A Mosca in Piazza Slavyanskaya è stato eretto un monumento ai due Santi Uguali agli Apostoli, così come vengono definiti.

Voler contenere , quindi, il respiro del polmone orientale al di quà della Russia, coinvolgendo il Papa polacco, è senz’altro un’operazione politica strumentale del tutto arbitraria, fra l’altro, poco rispettosa del vasto respiro ecumenico di Giovanni Paolo II.

Sul tema dell’allargamento dei confini dell’Europa non è inopportuno sottolineare le affermazioni profetiche di Don Luigi Sturzo, riproposte proprio dal Domani d’Italia in un numero del 2019. “L’Europa – dichiarava testualmente Sturzo nel 1944 – deve andare verso l’unificazione di tutti gli stati, compresi Gran Bretagna e Russia. La federazione europea, a suo parere, si sarebbe dovuta estendere dall’Atlantico agli Uràli e dal Mediterraneo al Baltico.“.

La visione profetica di Sturzo forse andrebbe meglio approfondita per contrastare tutti i sovranismi e le insorgenze nazionalistiche. Il recupero dell’insegnamento del Prete di Caltagirone, fra l’altro, non è un atto nostalgico ma è il richiamo ad una visione politica e morale di grande attualità quando si toccano con mano le difficoltà di comporre in sintesi culture e tradizioni alternative.

Giovanni Palladino, in un suo contributo sul fondatore del Partito Popolare, ci ricorda queste parole profetiche di Sturzo ; “Dopo la tragica guerra civile americana del secolo scorso, una guerra tra la Louisiana e l’Illinois non è più immaginabile, così come un giorno una guerra tra la Francia e la Germania non sarà più immaginabile, se tra i due paesi si realizzerà una integrazione economica e politica. Un giorno il comunismo verrà sconfitto e sarà possibile creare una Grande Europa dall’Atlantico agli Urali. Così la pace finalmente regnerà nel nostro meraviglioso Continente, sempre colpito da guerre sanguinose”.

Sturzo era convinto che l’integrazione politica ed economica fra gli stati – prima fra tutte l’integrazione europea dall’Atlantico agli Urali – sorretta da significative forze morali avrebbe sconfitto “il diritto alla guerra”.

Giuseppe ALOISE

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