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Cassano, 70 anni di declino. E' necessario bloccare la deriva distruttrice

alberoni_libro.jpgDa circa 30 anni a Cassano assistiamo ad una regressione sociale, culturale, politica e demografica che non ha uguali fra i comuni della riviera ionica cosentina. Sono stati spesi milioni di Euro in strutture che non hanno giustificazione senza che queste abbiano apportato anche un piccolo vantaggio alla collettività. Sperpero di danaro senza un minimo di progettualità. Si sta dando fiato alle trombe in vista delle prossime elezioni amministrative, tutti sono pronti a magnificare i loro presunti successi, nessuno che ammetta anche la più piccola mancanza: tutti bravi, efficienti, onesti e incorruttibili.

Epperò i risultati della loro bravura sono sotto gli occhi di chiunque osservi con sguardo disincantato la situazione del comune.

Conoscete qualcuno che con una famiglia di quattro persone costruisce per se una casa di 20 stanze? A meno che non si tratti di un miliardario che voglia ospitare orde di amici, a nessuna persona normale verrebbe in mente di farlo. A Cassano invece si abbattono scuole efficienti per costruirne di nuove più grandi per una popolazione scolastica sempre meno numerosa: nessuno si è peritato di fare una proiezione fondata sulle “nascite” effettive nei quattro agglomerati urbani che formano questo comune, proiezioni fondate su basi statistiche reali e inconfutabili.

Se a Sibari lo scorso anno sono nati 40 bambini, vorrà dire che fra 5 anni avremo solo due classi di prima elementare e se nessuno nel frattempo andrà via, probabilmente riusciremo a portare le due classi fino alla quinta. Questa è la “scuola di prossimità”, quella vicino casa che, si può facilmente prevedere, sarà utilizzata dalle famiglie residenti; in questa categoria inseriamo anche le scuole medie, quindi due sole classi si presuppone avremo per almeno 8 anni.

Per le superiori il discorso cambia completamente perché molti ragazzi (chissà perché) preferiscono andare nelle città vicine invece che approfittare delle scuole presenti in loco, e quindi la creazione di nuove classi diventa sempre più difficile. Si è tentato di arginare questa migrazione studentesca? Di capirne i motivi? Si è tentato di migliorare l’appeal del territorio non solo della scuola?

L’appeal del territorio. Su questo problema di vitale importanza per ogni tipo di attività (compresa quella scolastica) non vi é stata alcuna idea o proposta innovativa già da diversi decenni. Ma veramente si può pensare che sistemando una “villetta” e aggiungendo qualche marciapiede si possa attirare qualcuno a venire nel nostro territorio?

Marina e Laghi di Sibari che dovevano e potevano essere i propulsori e fonte di opportunità sono diventati i fantasmi dei progetti inziali.

La prima è diventata di notte, un ritrovo per giovinastri amanti del bere e del frastuono e di giorno, luogo per poche famiglie che vi soggiornano sempre meno e solo perché proprietarie di immobili;

la seconda, da centro nautico di prestigio é diventata una “pozzanghera”(mi si scusi il termine) enorme in cui si dibattono poche imbarcazioni e molti pesci. L’insabbiamento, sistematico ormai, del canale di accesso ne ha decretato l’abbandono da parte dei tanti facoltosi personaggi venuti da lontano, lasciandovi solo i più affezionati amanti locali della nautica, continuamente demoralizzati sia per l’impossibilità di uscire in mare aperto e sia per le diatribe continue tra l’amministrazione pubblica e la rappresentanza degli utenti.

Di sviluppo del commercio, sia nella prima che nella seconda, neanche a parlarne. Poche attività e quelle chi ci sono di carattere prevalentemente stagionale e quindi non suscitano alcun interesse promozionale al di fuori dei mesi estivi.

L’archeologia che in altre aree è stata fonte inesauribile di vantaggi non solo di crescita culturale ma anche economica, quì per tanti anni, ha vissuto e vive ancora una vita propria completamente avulsa dal contesto in cui si trova. A parte le poche decine di addetti non è stata motrice di iniziative di alcun tipo. La dislocazione del Museo, scelta scellerata fatta a suo tempo, ha frenato in parte qualsiasi impulso da parte dei privati, ed il pubblico non è mai stato all’altezza delle possibilità che offriva, salvo sporadiche ed isolate iniziative.

Ho assistito negli ultimi 70 anni (ne ho 81) ad un declino lento, ma progressivo, di tutto il territorio comunale in tutti i campi. Fare un’analisi seria su questo fenomeno sarebbe necessario se si vuole fare un estremo tentativo per risollevare le sorti di Cassano. Chiunque verrà ad amministrare nei prossimi anni, dovrà avere come obiettivo principale quello di abbandonare gli stereotipi politici finora utilizzati (giacca e cravatta con abiti da mille e più euro non trasformano un incolto presuntuoso in un sapiente) e dedicarsi con moltissima umiltà alle necessità primarie come sanità, scuola e lavoro con un occhio particolare verso la promozione e la valorizzazione dei beni a disposizione che sono tanti e sfruttabili se si sanno osservare con sguardo critico e non solo nostalgico. Per chiudere questa mia disamina faccio mie le parole di Francesco Alberoni in un suo libro del ’98 “Abbiate coraggio”, invitando i giovani che vogliono cimentarsi nella politica a meditarle e a tenerne ben conto. GRAZIE per l’attenzione.

“Occorre avere una meta, una fede. Occorre avere fiducia negli esseri umani. Occorre rigore morale. Alcune persone sanno suscitare entusiasmo con strumenti demagogici, istrionici, in un comizio, in una convention (da un pulpito n.d.r.). Ma se sono intimamente sinceri, se non hanno una vera forza morale, se non sono portatori di valori, alla fine si tradiscono. Si circondano di cortigiani ipocriti e costruiscono sulla sabbia.

Purtroppo nelle scuole, nelle imprese, nelle istituzioni (talvolta anche religiose) ci sono innumerevoli persone che fanno di tutto per spegnere l’entusiasmo, per distruggerlo. Persone che non hanno valori, ideali, che lavorano solo per lo stipendio, il guadagno e/o il prestigio personale. Costoro temono gli innovatori che, con il loro slancio, mettono in crisi le loro posizioni di potere. Spesso sono tirannici e vogliono essere temuti dai loro sottoposti. Perciò feriscono, umiliano, mortificano quelli che sono più vivaci. Entusiasti, pieni di vita e di idee innovative.

Poi ci sono i cinici e i funzionari ottusi che ostacolano per pigrizia. Infine i disonesti e i criminali che, da una posizione di potere raggiunta spesso con l’inganno, sfruttano chi lavora e crea.

Sono questi i distruttori della ricchezza umana e sociale”.

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Antonio M.Cavallaro

 

 

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