Elisa aveva conosciuto Michele all’accademia musicale che frequentava nel suo paese in riva al mare dove d’inverno, a parte il rombo dei sassi trascinati dalle onde del mare sulla battigia che rompeva la monotonia quotidiana e l’ascolto della musica preferita dalle cuffiette dal proprio smartphone, non vi erano particolari occasioni di svago.
L’apertura di quella scuola di musica aveva rappresentato per lei e tanti altri ragazzi e ragazze un diversivo alla monotonia della vita in quel borgo di appena ottomila anime. Si era dedicata con passione allo studio del pianoforte e, a detta della maestra, in pochi anni aveva raggiunto risultati notevoli tanto da poter sperare di accedere al conservatorio una volta terminato il liceo. Tutto filava liscio fino a quando la sua amata insegnante di piano si ammalò e venne sostituita da un giovane brillante da pochi anni laureato al conservatorio.
L’incontro con il nuovo maestro, “fresco di stampa”, come lo connotò Noemi, la sua più cara amica, per il suo modo di vestire sempre inappuntabile in uno stile indefinibile tra il classico e il country, non fu dei migliori. Anche perché cominciò a fare degli appunti agli allievi sul modo di approcciarsi allo strumento imparato dalla vecchia insegnante, oddio sempre in modo educato, ma comunque fastidioso.
Un pomeriggio, Elisa, andò a lezione un po’ prima dell’orario fissato, lo faceva ogni tanto per passeggiare un po’ sul lungomare, ma quel giorno un improvviso acquazzone la costrinse a rifugiarsi in accademia, nella solita aula c’era già il maestro che suonava un brano mai sentito prima, una musica affascinante che la costrinse ad uno ascolto attento e meravigliato.
Michele (il nome del giovane musicista) si accorse della sua presenza e sembrò imbarazzato nel vederla. Elisa quasi chiedeva scusa per averlo interrotto, ma lui le si avvicinò e con voce che tradiva una certa emozione le chiese se le era piaciuto il brano appena ascoltato; rispose con brevi cenni di assenso proferendo dei si ripetuti in modo goffo e arrossendo come mai le era capitato. Michele disse che era una sua composizione scritta per la ragazza a cui era stato legato e che da poco lo aveva lasciato e chiuse lì la conversazione.
La notizia, però, la colpì molto e cominciò a guardare il maestro con occhio diverso, gli apparve come un uomo fragile colpito da una sorte avversa e da quel momento cercò ogni occasione per incontrarlo da solo. A poco per volta Michele dimostrò piacere per quei brevi e occasionali incontri, finché non si ritrovarono a fare lunghe passeggiate sul lungomare parlando prevalentemente di musica. Presto, però, Elisa scoprì di sentire una forte attrazione per il giovane maestro, ma costui sembrava non accorgersene e ogni volta che il discorso andava sul sentimentale se ne usciva con qualche battuta ironica o scherzosa. Elisa soffriva molto la situazione e non sapeva come uscirne. Aveva 17 anni, era stata innamorata di un giovane universitario di poco più anziano di lei, ma dopo l’estate era andato via e non si era più fatto sentire, ora temeva che potesse succederle di nuovo.
La direzione decise un giorno che gli allievi migliori sarebbero stati presentati ad un pubblico scelto in un concerto organizzato dall’accademia. Elisa fu una delle prescelte e quando le fu chiesto di scegliere il brano con cui si sarebbe esibita, pensò di suonare la composizione che aveva sentito da Michele, magari per fare colpo su di lui. Egli accettò e lei cominciò a studiare il pezzo apportando anche qualche piccola variante. Giunse la serata del debutto e prima di andare in scena cercò di sbirciare in sala per vedere dove fosse il suo maestro, aveva indossato un vaporoso vestito da sera bianco che metteva in risalto le sue forme delicate sperando di poter ricevere l’applauso dell’unica persona che le interessava veramente, ben inteso dopo i suoi genitori. Eseguì magnificamente il brano e alla fine con una standing ovation il pubblico dimostrò tutta la sua approvazione. Il direttore l’abbracciò e le porse un magnifico bouquet di rose bianche. Con lo sguardo cercò Michele ma non lo vide, frastornata dai complimenti dei familiari e degli amici non riuscì a chiedere di lui, restò fino alla fine, quando fu raggiunta da Noemi che le portò la notizia della partenza di Michele. Non aveva avuto il coraggio di attendere fino alla fine e, saputo del rientro della vecchia insegnante, aveva preferito andare via prima dell’inizio delle lezioni, anche lui aveva capito di essere innamorato e temeva di non reggere l’emozione dell’addio. Elisa si accasciò sul pianoforte, non pianse, ma lo sconforto che la pervase le si poteva leggere negli occhi, mai avrebbe in quel momento immaginato che un giorno non troppo lontano sarebbe salita all'altare con un vestito simile a quello che aveva indosso per dire il suo sentito e limpido SI, all'amore della sua vita.
Michele, infatti, aveva impiegato solo tre giorni per farsi vivo e dirle che l'amava come mai gli era capitato prima.
Il resto è da immaginare, visto che siamo nel 2025 e il matrimonio si è celebrato qualche settimana fa, possiamo dire "vivranno felici e contenti"? Preferiamo astenerci e incrociamo le dita.
Michele Sanpietro